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Accadde oggi, 16 marzo

Via Fani e via Caetani. 55 giorni. I 5 uomini della scorta. Il commando di fuoco. Le coperture. I testimoni. Il processo, le trattative, le lettere, il memoriale, le telefonate. La sindrome di Stoccolma, «E’ Moro ma non è Moro» la formula usata dalla politica per screditare le eventuali esternazioni del leader rinchiuso nella prigione del popolo. Via Montalcini come unico luogo che ha custodito il sequestrato, o due covi distinti. I comunicati delle Brigate Rosse. Linea della fermezza o trattativa. Il falso comunicato numero 7 con l’annuncio dell’esecuzione di Moro al lago della Duchessa. Le sedute spiritiche negli ambienti accademici bolognesi. L’interessamento della malavita. Gradoli, il covo scoperto in una palazzina di proprietà dei servizi segreti. La Renault rossa. L’ultimo tragitto. Le convergenze parallele. I servizi segreti americani, russi, israeliani. I guerriglieri palestinesi. Le borse dell’onorevole. Il Sismi, il Sisde, la P2. Il “grande vecchio”. L’Anfitrione. Il Comitato esecutivo e le riunioni a Firenze. Don Mennini e il canale di ritorno per i dialoghi privati con la famiglia (attenzione, su questo fronte papa Bergoglio sta accendendo i riflettori) . Paolo VI e l’appello. Il comunicato del gerundio. «Il mio sangue ricadrà su di voi». Il super consulente americano Pieczenik e la spia russa Sokolov. Gladio e Andreotti. Il generale Dalla Chiesa e il giornalista Pecorelli. I covi e i documenti segreti. Il quarto uomo e il ghetto ebraico.

La bibliografia del caso Moro è come il nostro universo secondo quanto conosciamo dagli studi attuali: finita ma illimitata secondo la felice definizione dello storico Manlio Castronuovo: finita nel senso che seppur molto ampia è certamente numerabile, e illimitata nel senso che è impossibile non dimenticare qualche contributo. Rimane questa una delle pagine più buie della nostra democrazia, certamente fra le più misteriose, nonostante la mole di materiali editi. Dietrologie e versioni contrastanti: in quasi 40 anni è stato detto tutto e il contrario di tutto sul più importante attacco di un gruppo eversivo nel dopoguerra al cuore dello Stato. O almeno a quello che i brigatisti consideravano il cuore dello stato e del corrotto sistema di relazioni internazionali delle forze imperialiste. Che invece è stato scaricato senza troppe moine dai compagni di partito e dalle istituzioni, perché la ragnatela del potere deve mantenersi viva nelle sue trame al di là dei personaggi, pedine eventualmente da sacrificare per beni superiori, indicibili. Molto si è detto sull’affaire Moro tranne forse ciò che solo conta: chi ha agito dietro le quinte, sia per agevolare logisticamente il sequestro prima e la detenzione poi, e chi ha condotto trattative private, che ad un certo punto fanno presumere e quindi scrivere a Moro di essere prossimo alla liberazione. Prima della tragica beffa finale.  

Foto “Via Fani 16 marzo 1978” di sconosciuto – http://nottecriminale.wordpress.com/tag/gladio/. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikipedia.