mosto

Accadde oggi, 17 marzo

Una serie di morti sospette mette in allarme il sistema sanitario italiano. Le vittime provengono dalla stessa zona. Si effettuano verifiche, si stringe il cerchio: in comune hanno l’aver bevuto tutti lo stesso vino, proveniente da una azienda di Narzole, nel cuneese. E’ il 17 marzo 1986 e sui giornali scoppia lo scandalo del vino al metanolo. Lo chiamano cavalier dudes et mes (12 e mezzo) Giovanni Ciravegna, per la sua abilità nel portare qualsiasi vino al tasso di gradazione desiderato. Con il figlio Daniele gestisce l’azienda che porta il nome della famiglia, e i due non si fanno tanti scrupoli nell’aggiustare i loro vini: in passato con lo zucchero, poi con il metanolo, che ha il vantaggio di costare meno e di prodursi naturalmente dalla fermentazione dell’uva. Ma il metanolo, che in minime quantità è tollerato, se usato in dosi massicce diventa un veleno mortale. Ignoranza? Macabro calcolo premeditato? Fatto sta che i casi si susseguono. Esplode il panico: si ritirano le bottiglie dai supermercati, si moltiplicano i controlli alle case vitivinicole. Ed è come alzare il velo su uno squallido gioco al ribasso sulla pelle dei cittadini. La pratica è diffusa: dal Piemonte si indaga in Lombardia, in Veneto, in Romagna, in Toscana. Il metanolo continua intanto a fare vittime (se ne conteranno ben ventitré) ed invalidi (saranno a decine a perdere la vista). Lo scandalo è internazionale. Crollano le esportazioni di uno dei prodotti agroalimentari di punta del nostro Paese. Le indagini almeno in questa occasione sono rapide, c’è da lavare l’onta di questa figuraccia globale. Il processo si chiuderà con 12 condanne: le più pesanti proprio per i due Ciravegna, a 16 e 13 anni di carcere, poi ridotti a 14 e 11 in appello e Cassazione. Quello del vino al metanolo fu uno shock che portò a seri ripensamenti sulla qualità della filiera produttiva nazionale, moltiplicando controlli e certificazioni di qualità, anche se il caso analogo del Brunello di Montalcino adulterato nel 2008 fa capire che la guardia non va mai abbassata. A vergogna si aggiunge vergogna: a distanza di 29 anni le vittime sono ancora in attesa dei miliardi di risarcimenti previsti. E ancora una volta in questo modo l’Italia non fa i conti del tutto col proprio passato.

Foto: http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Mosto.jpg#filelinkshttp://commons.wikimedia.org/wiki/File:Mosto.jpg#filelinks, di Kaezar, con lincenza CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons