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Sfogliando i giornali del 24 marzo

01 – Stati Uniti, lo Utah conferma il ritorno alla fucilazione

Il governatore dello Utah, Gary Herbert, ha firmato questa mattina il provvedimento approvato dai senatori l’11 marzo per istituire nuovamente la fucilazione tra le modalità di esecuzione delle condanne a morte nello stato nel caso in cui non siano disponibili i farmaci per l’iniezione letale.

Con questa decisione lo Utah diventa il primo stato degli Stati Uniti a utilizzare nuovamente i plotoni di esecuzione, che erano stati accantonati nel 2004.

Secondo i gruppi per la difesa dei diritti umani, «la legge è un passo indietro», mentre per il governatore Herbert è soltanto «una misura un po’ macabra, ma necessaria».

Lo Utah non è l’unico stato che sta andando in questa direzione, perché è sempre più complicato per gli stati americani procurarsi i farmaci per l’iniezione letale per via del boicottaggio dei produttori europei, che come forma di protesta contro la pena di morte hanno smesso di produrre i cosiddetti cocktail usati per le esecuzioni. Anche il Texas potrebbe decidere nelle prossime settimane di reintrodurre la fucilazione tra i metodi accettati.

02 – India, la corte suprema cancella la legge contro i commenti su Internet

La corte suprema indiana ha dichiarato incostituzionale una legge che consentiva alla polizia di arrestare le persone in base ai commenti pubblicati sui social network o sui siti Internet. Negli ultimi anni le forze dell’ordine avevano arrestato numerose persone, di ogni età ed estrazione sociale, e i tribunali avevano imposto condanne fino a tre anni di reclusione, per i commenti pubblicati su Facebook e Twitter o sui siti dei principali quotidiani del paese.

La decisione di riesaminare la legge era stata presa in base alle petizioni presentate dai gruppi per la difesa dei diritti umani e da uno studente di legge che sosteneva che si trattasse di una violazione dei diritti di libertà di parola e di espressione. Il governo ha invece difeso la legge, affermando che si trattava di un deterrente per impedire agli utenti di pubblicare materiale offensivo.

03 – Cina/Xinjiang, eseguite le condanne a morte di tre uiguri

La Cina ha eseguito le condanne a morte di tre uomini di nazionalità uigura, ritenuti colpevoli dell’attentato compiuto il 1 marzo del 2014 nella stazione di Kunming, la capitale della provincia dello Yunnan, nel sud del paese, in cui erano morte 31 persone.

Sin da subito la responsabilità della strage era stata attribuita ai gruppi separatisti della regione autonoma dello Xinjiang, che si trova nel nordovest della Cina. I tre uomini, che la corte suprema di Pechino ha giudicato «colpevoli di aver organizzato un gruppo terroristico e commesso degli omicidi volontari», appartengono alla minoranza etnica turcofona e musulmana che vive nello Xinjiang e che rivendica l’autonomia del territorio, da loro chiamato Turkestan orientale.

Secondo la direzione del Congresso mondiale uiguro «la Cina ha fatto ricorso alla pena di morte per fini politici, senza prendere in considerazione le radici del problema. Gli imputati non hanno avuto diritto a un processo degno di questo nome».

04 – Yemen, le monarchie del Golfo minacciano di intervenire

I paesi del Golfo, guidati dall’Arabia Saudita, hanno annunciato di essere «pronti a prendere le misure necessarie per proteggere l’area contro l’aggressione dei ribelli sciiti Houthi» se non si arriverà a una soluzione pacifica per risolvere la crisi dello Yemen. Il ministro degli esteri saudita, Saud Al Faisal, ha colto l’occasione di una conferenza stampa congiunta con il ministro degli esteri britannico, Philip Hammond per accusare l’Iran di interferire con le questioni politiche della penisola arabica, e ha annunciato la sua opposizione a un’aumento dell’influenza sciita nell’area.

Il ministro britannico ha aggiunto che il Regno Unito discuterà con l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti su come rinforzare la posizione del presidente yemenita Abd Rabbo Mansur Hadi, che aveva lasciato il palazzo presidenziale della città di Aden il 19 marzo in seguito a bombardamenti aerei.

05 – Colombia, primi colloqui a Cuba per procedere con lo sminamento

Il governo colombiano e le Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, hanno aperto ieri sera all’Avana la prima riunione tecnica per procedere con l’attuazione dello storico accordo annunciato il 7 marzo per lo sminamento del territorio. È la prima volta che le parti si siedono al tavolo per definire la tabella di marcia per l’attuazione del programma che dovrebbe iniziare entro sei settimane, secondo il programma del governo. Il portavoce delle Farc, Ricardo Tellez, ha annunciato che lo sminamento è pronto a partire, ma che la prima fase della procedura avverrà in territori limitati e non comprenderà alcune zone in cui si continua a combattere nonostante ieri sia stato proclamato un nuovo “cessate il fuoco” unilaterale da parte del gruppo ribelle.

Foto: Proteste per l’esecuzione capitale di Ronnie Lee Gardner, di Guy Murray, licenza CC BY-SA 2.0,  via Wikimedia Commons