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Sfogliando i giornali del 25 marzo

01 – Yemen, i ribelli Houthi conquistano una base militare vicino alla città di Aden

In Yemen i ribelli sciiti del gruppo Houthi stanno proseguendo la loro avanzata militare verso la città portuale di Aden, nel sud del paese, dove il presidente Abd Rabbo Mansur Hadi si era rifugiato dopo aver abbandonato la capitale Sana’a. Ieri i ribelli avevano conquistato la base militare di Al Anad, a 60 km a nord di Aden, e secondo alcune testimonianze hanno preso possesso di numerosi velivoli che Hadi avrebbe usato per mantenere il controllo sulla città. La base, gestita in parte da personale statunitense, è anche sede delle operazioni di intelligence per il monitoraggio dei gruppi yemeniti affiliati ad Al Qaeda.

Non è chiaro se Hadi sia ancora in città, perché secondo alcune fonti avrebbe abbandonato il paese.

Intanto accelerano i tempi dell’intervento della coalizione dei paesi sunniti del Golfo: ieri infatti un contingente di truppe, blindati e artiglieria saudita si è schierato lungo il confine tra i due Paesi in quella che, secondo fonti statunitensi, potrebbe essere un’operazione di attacco, come chiesto dal presidente Hadi.

02 – Ucraina, si dimette il governatore della regione orientale di Dnipropetrovsk

Il presidente ucraino Petro Porošenko ha accettato le dimissioni di Igor Kolomojskij, il miliardario ucraino che ha lasciato l’incarico di governatore della regione strategica di Dnipropetrovsk, nell’est del paese. La decisione è stata presa dopo che un gruppo di uomini armati, sospettati di avere legami con Kolomojskij, aveva occupato gli uffici dell’azienda petrolifera Ukrtransnafta, una filiale della società di stato Ukrnafta, di cui lo stesso Kolomojskij possiede il 42%. Il parlamento ucraino aveva approvato alcuni emendamenti a una legge sulle aziende di proprietà dello stato, che secondo gli esperti avevano ridotto il controllo di Kolomojskij sulla Ukrnafta. Kolomojskij è stato considerato negli ultimi 12 mesi un prezioso alleato del governo di Kiev per aver finanziato battaglioni di volontari per difendere la regione dai separatisti filorussi, mentre i suoi contrasti con Porošenko potrebbero spostare il suo sostegno verso Mosca.

03 – Afghanistan, gli Stati Uniti rallentano il ritiro dei soldati

Il presidente Barack Obama ha annunciato di aver accettato la richiesta del presidente afgano Ashraf Ghani, di rallentare il ritiro delle truppe dal paese rispetto a quanto stabilito dal piano attuale. Gli Stati Uniti, quindi, manterranno fino alla fine del 2015 i loro 9.800 soldati attualmente presenti in Afghanistan, mentre un nuovo programma di ritiro dei soldati nel 2016 sarà stabilito in seguito, nel corso di nuovi incontri da fissare durante l’anno. Secondo Obama, comunque, la data per il termine della missione non verrà spostata e rimarrà il 2017.

04 – Libia, presentata la proposta politica di Léon, mentre continuano gli attentati

Il mediatore delle Nazioni Unite per la Libia, Bernardino Léon, arrivando all’incontro con i sindaci delle città libiche in programma oggi a Bruxelles, ha ribadito che «in Libia ci sono le condizioni per formare un governo di unità nazionale entro la fine della settimana». La sua proposta, che oggi verrà presa in considerazione da varie autorità locali del paese, prevede un governo guidato da un presidente e da due vicepresidenti non appartenenti a partiti o movimenti e in grado di garantire indipendenza alla politica libica. Léon ha suggerito inoltre la creazione di un Consiglio di Stato incaricato di assorbire la rappresentanza del Parlamento di Tripoli, che nel nuovo assetto verrebbe cancellato.

Intanto, però, nel paese continuano gli scontri, e nelle ultime 24 ore due attentati hanno causato 17 vittime e 25 feriti tra le città di Bengasi, dov’è scoppiata un’autobomba, e Sirte, dove un attentato suicida questa mattina ha colpito la centrale elettrica della città.

05 – Tunisi, dal Forum sociale mondiale un messaggio contro il terrorismo

Con la “marcia dei popoli contro il terrorismo” si è aperto ieri a Tunisi il Forum sociale mondiale. Migliaia di persone hanno sfilato davanti ad alcuni luoghi simbolici della capitale tunisina e hanno reso omaggio alle vittime dell’attentato dello scorso 18 marzo al museo del Bardo, costato la vita a 23 persone. Per la seconda volta consecutiva il Fsm si tiene a Tunisi, scelta già nel 2013 per il ruolo di “culla” delle primavere arabe del 2011 e confermato quest’anno perché ritenuto un modello riuscito per la transizione democratica e un laboratorio di confronto sui temi dell’emancipazione di genere nel mondo arabo. Il tema del forum di quest’anno, a cui secondo gli organizzatori parteciperanno circa 70.000 persone, è “Dignità e diritti”, confermando, a distanza di 14 anni dalla prima edizione, lo slogan “Un altro mondo è possibile”.

Foto: Manifestazione a Ṣanʿāʾ il 3 febbraio, di Sallam, licenza CC BY-SA 2.0,  via Wikimedia Commons