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Messa al bando dei “robot killer”, ovvero i robot con licenza di uccidere

Può una macchina decidere della vita e della morte delle persone? Possono dei robot rispettare il diritto alla vita in situazioni impreviste? Dal 13 al 17 aprile 2015 si svolgerà presso le Nazioni Unite (Ginevra) il secondo incontro multilaterale sui «sistemi di armi letali autonome»: diplomatici, militari, studiosi, ed esponenti della società civile discuteranno le implicazioni di una nuova classe di armi note come “armi letali autonome”, o “robot killer”. Un killer robot è una macchina in grado di selezionare un obiettivo e decidere di fare fuoco su di esso autonomamente, senza dipendere da alcun controllo umano. Anche quando gli obiettivi sono esseri umani, il robot killer avrà la facoltà di abbatterli.

Secondo Human Rights Watch, membro fondatore e coordinatore della Campagna per fermare i robot con la licenza di uccidere (Campaign to stop killer robots), le armi totalmente autonome potrebbero uccidere persone illegalmente, non essendo programmate per gestire tutte le situazioni possibili. Queste macchine inanimate non potrebbero comprendere o rispettare il valore della vita ma avrebbero il potere di determinare quando mettervi fine, attentando alla dignità umana.

Nel frattempo, il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), che parteciperà all’incontro presso le Nazioni Unite, invita i leader religiosi nazionali e locali a prendere posizione contro le armi completamente autonome firmando una Dichiarazione interreligiosa che chiede la messa al bando globale delle armi. La Dichiarazione interreligiosa, che definisce «la guerra robotica un affronto alla dignità umana e alla sacralità della vita», chiama tutti i governi a unirsi al dibattito internazionale sulle armi completamente autonome e ad adoperarsi per il loro divieto prima che esse siano sviluppate e implementate.

«È probabile che le prime armi completamente autonome del mondo siano impiegate nel prossimo futuro, ma non è inevitabile che questo accada: l’azione collettiva, infatti, può fermare queste armi ora», ha detto Jonathan Frerichs, del programma per la costruzione della pace e il disarmo del Cec.

Decine di leader religiosi e organizzazioni di tutto il mondo hanno già firmato la Dichiarazione interreligiosa per il divieto delle armi completamente autonome. Tra i firmatari: l’arcivescovo Desmond Tutu del Sud Africa, l’arcivescovo Antje Jackelen della Chiesa di Svezia, il rev. Ching-An Yeh della Chiesa presbiteriana di Taiwan, il dottor Andrew Dutney, presidente della Uniting Church in Australia, e membri della Commissione delle Chiese sugli affari internazionali (Cec) provenienti dalla Giordania, Nigeria, Finlandia, Indonesia, Russia, Stati Uniti d’America e Tahiti.

La 10a Assemblea del Cec svoltasi nel 2013 a Busan, Corea del Sud, nel documento «La strada della pace giusta», ha raccomandato ai governi «di dichiarare il loro sostegno per un divieto preventivo dei droni e di altri sistemi d’arma robotici che selezioneranno e abbatteranno obiettivi senza l’intervento umano durante il funzionamento in modalità completamente autonoma».

Fonte: Cec