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Nessuno ne parla: cliccate qui per scoprire la verità

Non solo su internet si trova di tutto, ma tutto ha un nome. Ad esempio esistono le “esche da clic” o clickbait.

Molti usano Facebook e Twitter al posto del giornale. Ecco perché i media tradizionali fanno di tutto per essere social: per apparire tra i titoli che scorrono davanti agli occhi dell’internauta.

La mole d’informazioni è tale, però, che non si riescono ad aprire tutti i link proposti sulla Timeline. Molti scorrono i post, come farebbero con i titolo di un giornale, appunto.

Ecco che bisogna attirare il dito dell’utente sul proprio link e solitamente si usano due strategie. La prima e più onesta è scegliere un titolo accattivante: poche parole che richiamano e allo stesso tempo incuriosiscono il lettore. La seconda e più spregiudicata è quella di mettere un’esca che nasconda completamente quello che c’è dietro. E dietro un’esca a volte c’è un malefico amo.

Per fare un esempio, posso titolare il post: “La prima volta di un papa in una chiesa valdese” oppure “Non crederai mai a quello che potrebbe succedere: clicca qui!” Entrambi i titoli potrebbero riferirsi allo stesso post, ma il primo interagisce con gli interessi specifici del lettore, mentre il secondo gioca sulla sua curiosità, quella stessa curiosità che porta il pokerista a vedere il punto dell’avversario, una curiosità che potrebbe costare cara.

Ma come, Internet non è gratis? Sostanzialmente sì, ma per alcuni può essere lucrativa. A seconda dei clic che una pagina riceve, potrebbe aumentare l’appetibilità per eventuali inserzionisti, che pagano.

Anche il titolo più descrittivo può essere un’esca: non è detto infatti che valesse la pena leggere l’articolo segnalato. Tuttavia, è come se ordinassi un piatto di spaghetti mal cucinato: era venuto male, ma non mi hanno portato una pietra; sempre di spaghetti si trattava.

Il clickbait può avere anche conseguenze disastrose. Mai cliccare sui post che dicono: «Vuoi scoprire come guadagnare tanti soldi? Clicca qui!». C’è il rischio di incappare in virus, cavalli di troia, worm e spyware, e dunque di fare parecchio male al computer.

Alcuni diranno: «Ma nessuno ci cliccherà!». Se nessuno ci cliccasse, però, queste esche non girerebbero.

Il clickbait è però anche un modo sgarbato di segnalare i post. Nell’uso di Facebook e Twitter è bene specificare in qualche maniera il vero oggetto dei post. È rispettoso nei confronti dell’interlocutore e serve anche a instaurare fiducia.

Avevate mai sentito parlare dei clickbait? Visto che avete fatto bene a cliccare qui? Non ve ne aveva infatti parlato nessuno!

…o forse, non ancora.

Foto via Pixabay | Licenza: CC0 Public Domain