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Accadde oggi, 15 maggio

Il 15 maggio 1251 papa Innocenzo IV, al secolo Sinibaldo Fieschi, genovese, emette la bolla papale “Ad extirpanda” che autorizza il ricorso alla tortura per ottenere la confessione da parte dei sospetti colpevoli di eresia dall’ortodossia cattolica romana.

E’ la tappa finale di un percorso di progressiva istituzionalizzazione del “problema eretico”, che la Chiesa cattolica capisce di non poter affrontare in maniera sporadica, legandola allo spirito di iniziativa dei vescovi, ma al contrario deve far prevalere un approccio sistematico e mezzi più persuasivi per estirpare queste male piante.

Siamo negli anni della predicazione di Pietro Valdo da Lione (che prende avvio nel 1173) e della diffusione specie nel sud della Francia del movimento dei Catari.

Le prime misure giuridiche ufficiali che sostanzialmente danno avvio al fenomeno noto come Inquisizione sono da far risalire al Concilio Lateranense III del 1179, suggellate dal decreto “Ad abolendam” che stabilisce il principio, sconosciuto al diritto romano, che si possa formulare un’accusa di eresia contro qualcuno anche in assenza di testimoni attendibili. Del 1209 è la crociata contro gli Albigesi che nel sud della Francia vede morire oltre 20mila catari.

Nel 1231 è papa Gregorio IX a emanare la bolla “Excommunicamus” che sostanzialmente sottrae ai vescovi il ruolo di giudice inquisitore per affidarlo ai monaci cistercensi in un primo momento, e poi ai frati domenicani e francescani.

La bolla “Ad extirpanda” sdoganando la tortura fornisce gli strumenti materiali agli inquisitori per estorcere le confessioni. Ora la macchina è pronta e rodata per mettere a ferro e fuoco l’Europa medievale.

Foto “Scene from an Inquisition by Goya” di Francisco Goya – Le informazioni sulla fonte di questo file multimediale sono mancanti. Per favore modifica questa pagina di descrizione del file fornendone la provenienza.. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.