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Cade un altro pezzo della Legge 40

La Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità di una parte della legge 40/04 che impediva l’accesso a procreazione assistita e diagnosi pre-impianto alle coppie fertili portatrici di patologie genetiche: interventi necessari per le coppie che possono avere un figlio naturalmente ma sono portatrici di malattie genetiche. Una discriminazione che ha provocato numerose interruzioni di gravidanza e molta sofferenza nelle coppie coinvolte. Ne parliamo con Filomena Longo, segretaria dell’associazione Luca Coscioni e avvocata delle coppie che hanno presentato ricorso.

Come commenta questa notizia?

«Dobbiamo attendere il testo della sentenza, che non è stato ancora depositato, per entrare nel dettaglio, ma il nostro è un commento molto positivo, attendevamo la notizia dal 14 aprile quando dinnanzi alla Corte Costituzionale abbiamo chiesto l’incostituzionalità di questo divieto. Questo significa che dal momento in cui la sentenza sarà pubblicata, milioni di coppie affette da malattie genetiche o portatrici di patologie genetiche potranno accedere alla fecondazione medicalmente assistita e chiedere anche la diagnosi pre-impianto, fino ad ora accessibile solo alle coppie infertili. Praticamente molte persone potranno evitare un aborto, potranno scegliere di fare diagnosi e non trasmettere la propria malattia ai propri figli. Verrà garantito, così, il pieno rispetto del diritto di uguaglianza, del diritto alla salute, e di tutti quei principi fondamentali stabiliti dalla Costituzione, che sono stati ignorati per undici anni».

L’ennesima sentenza per riformare una legge è un fallimento della politica?

«Ci aspettavamo che il Governo intervenisse con un atto immediato all’indomani della condanna della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: abbiamo dovuto attendere tre anni e arrivare alla Corte Costituzionale per ottenere che questo divieto fosse cancellato. Ricordiamo che durante la discussione della legge 40, furono fatte le audizioni e furono presentati 330 emendamenti migliorativi: il Parlamento decise di rifiutarli tutti e la legge fu emanata senza modifiche. Nel Referendum abrogativo del 2005 non si raggiunse il quorum. Siamo dovuti andare 36 volte nei Tribunali, per tre volte la Corte Costituzionale è dovuta intervenire per cancellare i divieti. Sono cambiate le maggioranze, sono cambiati i Governi, ma sulla legge 40 in Parlamento non è mai cambiato niente. Le sentenze della Consulta hanno valore di legge e nessuna altra norma potrà essere emanata con gli stessi divieti, ma dobbiamo continuare a essere vigili sull’applicazione delle vittorie conseguite nei tribunali».

Il fallimento del Referendum del 2005 resta però una responsabilità importante per i cittadini.

«Il motivo del fallimento fu che i quesiti referendari erano praticamente incomprensibili: scesero in campo delle forze molto agguerrite, sul banco degli imputati c’erano Scienza e Religione: ma noi parlavamo di diritti e cura. La legge ha dei destinatari esclusi dal dibattito: in questi undici anni, con quei destinatari, insieme alle associazioni di pazienti, i ricercatori, gli operatori del settore e parte della politica abbiamo percorso tutte le strade possibili per riformare la legge 40, arrivando fino alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo».

Ma cosa è rimasto della legge originale?

«Adesso il divieto di utilizzo degli embrioni (non idonei la gravidanza) per la ricerca scientifica è già in discussione in Corte Costituzionale. Poi ci sono altri divieti che riguardano l’accesso alle tecniche per le coppie dello stesso sesso e per le persone single. A proposito degli embrioni, in Italia ci sono molti embrioni abbandonati che potrebbero essere utili per la ricerca. I nostri ricercatori importano staminali embrionali dall’estero per fare ricerca, che è un po’ un’ipocrisia: la ricerca si può fare ma non con staminali embrionali italiane. Ci son corti internazionali che sostengono il diritto ad accedere a tecniche di fecondazione medicalmente assistita rientra tra i diritti fondamentali dell’uomo meritevoli di tutele. Con la legge 40, per il numero di divieti eravamo secondi solo al Costa Rica. La Corte inter-americana dei diritti umani ha emanato una sentenza per 50 coppie che ha cancellato la legge del Costa Rica, creando una giurisprudenza importante. Il nostro Parlamento deve iniziare a parlare di diritti delle persone».

Copertina: Via Geograph