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Verso una civiltà ecologica

Le dimensioni della crisi ambientale sono così pervasive da richiedere un cambiamento di visione altrettanto drastico. Cogliere un’alternativa per far fronte alla crisi ambientale a partire dal ripensamento delle tradizioni culturali e religiose presenti sul pianeta è stato l’ambizioso tema del convegno “Seizing an Alternative: Toward an Ecological Civilization”, che si è tenuto a Claremont, in California dal 4 al 7 giugno 2015, ospite del Centro di Studi del processo fondato dal teologo metodista John Cobb insieme al filosofo David Ray Griffin. Attivo sui temi ambientali già dagli anni ’70, John Cobb ha trovato nella filosofia del processo di Alfred North Whitehead uno strumento per parlare di Dio come divenire più che essere, come forza dinamica, relazionale e co-creatrice insieme all’umanità e al resto del creato.

Secondo la teologia del processo, per affrontare le sfide ambientali e sociali del mondo globalizzato, dalla crisi climatica al dialogo interreligioso, occorre superare una visione meccanicistica della natura, dualisticamente distinta dall’umanità, per abbracciare metafore più fluide, come quellaofferta dal Pando, nome di un organismo antichissimo, presente nello Utah del sud, che appare come una vasta foresta di pioppi separati in superficie ma interconnessi in un unico sistema di radici. Intrecciati come le radici del Pando sono stati i contributi del convegno, articolati in forma interdisciplinare, oltre la divisione tra scienze della natura e scienze umane. Ad illustrare le dimensioni della crisi climatica è stato Bill McKibben, saggista e ambientalista nordamericano, fondatore di 350.org, primo movimento per il clima su scala planetaria, che prende il nome dal limite massimo di parti per milione di anidride carbonica in atmosfera consentite per evitare rischi severi per la vita degli esseri umani.

La scienziata ed ecologista indiana Vandana Shiva ha denunciato il cattivo uso della scienza nello sfruttamento del suolo durante la Rivoluzione Verde, citando l’esempio del Punjab, dove a 250 specie di frumento ne sono state sostituite due. Ricordando che il 2015 è stato proclamato dalle Nazioni Unite anno internazionale dei suoli, Vandana Shiva ha chiarito la relazione tra consumo del suolo, abbandono delle terre e crescita della povertà e delle guerre; in particolare ha denunciato le conseguenze sociali del monopolio dei semi da parte delle multinazionali dell’agricoltura che spingono i contadini all’indebitamento, causando decine di migliaia di suicidi. Anche le democrazie sono a rischio con trattati come il Ttp e il Ttip, che contengono clausole che garantiscono ai gruppi privati di fare causa a governi che agiscono in difesa dei beni comuni. Vandana Shiva ha concluso annunciando la prossima iniziativa di sensibilizzazione verso un’agricoltura ecologica e di pace, il Pellegrinaggio del Suolo all’ashram di Gandhi in India, che si terrà il 2 ottobre 2015. Sempre dall’Asia, notevole è stato il contributo di attivisti e ricercatori cinesi presenti al convegno, frutto del lavoro di rete di John Cobb e dell’interesse dei movimenti ambientalisti in Cina per la teologia del processo, che intercetta la riscoperta del confucianesimo e la diffusione della sensibilità ambientale in quel paese.

A dar voce al movimento ambientalista cinese è intervenuta l’attivista e scrittrice Sheri Liao, che si è dedicata alla ricostruzione di villaggi con impronta ecologica nelle aree distrutte dal terremoto del Sichuan del 2008 e anima iniziative contro l’urbanizzazione forzata e la produzione industriale del cibo. Sull’anno dei suoli è tornato Wes Jackson, personalità di primo piano nel campo dell’agricoltura sostenibile, fondatore del Land Institute di Salina, nel Kansas, che si occupa di ricerche sui frumenti perenni e sulle multicolture perenni. Secondo Jackson le nuove specie perenni saranno l’hardware dell’agricoltura sostenibile e grazie al passaggio dalle monoculture annuali alle policolture perenni, sarà possibile porre fine all’erosione del suolo. Altri contributi da Herman Daly per una economia ecologica, critica rispetto al concetto di crescita economica, e da David Ray Griffin, filosofo fondatore del postmodernismo costruttivista, sull’attualità del pensiero di Whitehead. Oltre alle conferenze plenarie, il convegno si è sviluppato intorno a 82 gruppi di lavoro suddivisi in 12 sezioni, che hanno declinato in maniera fluida e non dogmatica la filosofia del processo in un’ampia gamma di temi afferenti a diverse discipline dalla matematica, alla biologia, dalle scienze religiose agli studi culturali. Tra questi, il gruppo condotto dalla teologa canadese Heather Eaton sull’ecofemminismo come proposta culturale di portata globale che contribuisce al superamento del pensiero dualistico nelle scienze ecologiche e nel pensiero teologico, e quello condotto da Catherine Keller, teologa statunitense, sul groviglio delle differenze di genere, sesso, razza, classe, etc. e su come il loro riconoscimento può diventare fonte di nuove e feconde alleanze dentro e fuori le chiese cristiane. Il convegno si propone come inizio di una nuova rete PandoPopulus, ispirata al Pando e alle sue radici, metafora dell’ interconnessione di tutto il creato.

Sul sito di Pando populus http://www.pandopopulus.com/ si possono trovare i materiali del convegno.