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Zwingli a Marignano nel 1515

Cinquecento anni fa, nel settembre del 1515, nella campagna intorno a San Giuliano Milanese (Zivido/Melegnano), si svolse la cosiddetta «battaglia dei Giganti». Un esercito di mercenari svizzeri contro le armate del re di Francia Francesco I. Oggetto: il dominio assoluto del ricco Ducato di Milano, già degli Sforza e allora in mano ad alcuni cantoni svizzeri. La battaglia di Marignano (oggi Melegnano) si concluse con una clamorosa sconfitta per l’esercito dei mercenari elvetici temuti in tutta Europa. Fu un massacro che avrà importanti ripercussioni sulla successiva storia della Confederazione svizzera. Non ultimo il tema della neutralità. Tra quei corpi massacrati (più di quindicimila) si aggirava il cappellano delle truppe svizzere Ulrich Zwingli. Quest’ultimo era già stato in Italia due anni prima nelle battaglie, questa volta vittoriose a Pavia e a Novara. Conquiste militari che garantirono alla Confederazione (allora formata da tredici cantoni) onore, gloria e soprattutto denaro. Ma quel sogno di potenza s’infranse nel settembre del 1515 nelle campagne milanesi.

Una cerimonia ecumenica domenica 13, nel luoghi della storica battaglia, ci ha permesso di rievocare aspetti forse poco noti di quel conflitto e soprattutto pregare per la pace in un mondo come il nostro popolato da nuovi e non meno cruenti scenari di guerra. All’incontro hanno partecipato ministri delle chiese ortodosse (russa, ucraina, greco ortodossa, armena, copta egiziana, siriana) i pastori luterano-riformato di Milano Robert Maier, il sottoscritto in quota valdese e il pastore riformato svizzero Matthias Rüsch. La moderna chiesa cattolica di Santa Maria a Zivido ha accolto calorosamente, con il suo parroco don Emanuele Kubler e il vescovo vicario della diocesi milanese vescovo Delpini, il numeroso gruppo di svizzeri accompagnato dalla corale evangelica di Lugano.

L’evento è stato preceduto, giorni prima, dalla proiezione al Centro svizzero una docufiction realizzata dalla televisione nazionale elvetica per la regia di Ruben Rossello. Tra i collaboratori della docufiction, intitolata Il cielo di Marignano, 1515 compaiono i valdesi Emidio Campi, storico, e Davide Pinardi, scrittore. Quella strage bellica condurrà Zwingli a lanciare dal pulpito di Zurigo dure critiche contro gli accordi con le potenze straniere che assoldavano i soldati mercenari.

La Riforma nasce nel concreto della storia interpretata alla luce della Parola. Zwingli non diventerà pacifista, è pur sempre figlio del suo tempo, ma getta le basi per ricuperare il cuore del messaggio evangelico. Dopo Marignano Zwingli si chiedeva: «Come mai i cristiani, i quali in fondo hanno legami così saldi tra loro, sono più litigiosi degli infedeli?». Lapidaria la sua risposta. I confederati hanno sostituito il Dio della Bibbia con il dio denaro. L’oro, le terre, i ducati e il potere che la professionalità dei mercenari portava a ragionare così: «Noi ci comportiamo come se fossimo di ferro e gli altri delle zucche vuote, come se nessuno ci potesse nuocere». Il fiume di denaro ottenuto con la forza delle armi dei mercenari aveva allontanato il popolo cristiano dalla giustizia divina. Citando il Sermone sul monte Zwingli dichiarava che «per la giustizia divina non ci è permesso di fare la guerra!». Sul monumento in granito, inaugurato nel 1965, che commemora, a Zivido, la storica battaglia e che raffigura due soldati armati di cui uno protegge l’altro morente, è riportata la sentenza latina: ex clade salus. Dalla sconfitta alla salvezza. Ma la salvezza non è frutto della sconfitta militare: viene unicamente da Cristo, l’uomo disarmato, che ti ordina di riporre la spada nel fodero.

Foto “Urs Graf Schrecken des Kriegs 1521” di Urs Graf – Hans Peter Treichler: Abenteuer Schweiz. Geschichte in Jahrhundertschritten. Lausanne 1991, S. 132.. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.