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La Svizzera guarda a destra

La Svizzera volta (ancora) più a destra e lo fa affidandosi ad un ricco, ricchissimo imprenditore, self made man, di solide e antiche radici protestanti.

Christoph Blocher, leader del partito anti europeista Udc, ha raggiunto il trenta per cento dei voti puntando su una campagna elettorale tutta incentrata sui pericoli dell’immigrazione selvaggia e sulla necessità di salvaguardare il benessere locale faticosamente guadagnato, tant’è che si prevedono cambiamenti anche per quel che riguarda la questione dei transfrontalieri, i lavoratori per lo più italiani che lavorano in Svizzera ma risiedono, per cui spendono i loro averi, al di qua delle Alpi, non contribuendo in questa maniera alla crescita del Prodotto interno lordo elvetico.

In un copione che pare ripresentarsi stancamente, oltre a Blocher è risultata eletta anche la figlia Magdalena, e così i media con poca fantasia hanno potuto parlare di Le Pen svizzeri, seppure per Blocher l’idea politica del veterano dell’esercito francese risulta essere troppo di sinistra in quanto non esclude a priori l’opzione di un intervento regolatore dello Stato in alcuni ambiti economici. Eresia per i neo liberisti di ogni latitudine. In Italia sono soltanto le riserve della primogenita Marina a mutare parzialmente lo scenario, ma non sono pochi gli analisti che prevedono un impegno maggiore in politica della famiglia Berlusconi, ennesimo esempio di deriva familistica e imprenditoriale dell’arte della politica.

Blocher proviene da una famiglia di origini tedesche che conta al suo interno un alto numero di pastori riformati. Il nonno Eduard, pastore a Sion e a Zurigo, militante di estrema destra, pangermanista convinto, alla sua morte venne salutato con ogni onore dai nazisti svizzeri, sebbene si fosse sempre opposto a Hitler per differenti visioni religiose. Il padre Wolfram, pastore a Laufen am Rheinfall, nel 1961 venne sollevato dall’incarico dai suoi stessi membri di chiesa che ne votarono l’indegnità a causa proprio delle posizioni troppo conservatrici, arrivando ad inimicarsi a tal punto la popolazione da dover abbandonare la cittadina al confine con la Germania. Sorte analoga per uno dei suoi 11 figli, Gerhard, destituito dalla sua carica pastorale a Flawil per “intransigenza”.

Da buon discepolo nel 2007 è toccato anche a Christoph l’onta, o forse dal suo punto di vista l’onore, di venire cacciato dal Consiglio Federale, la più alta autorità politica del Paese perchè tacciato di mancanza di collegialità, difetto evidentemente genetico in taluni casi.

La Svizzera, spaventata dai flussi migratori e chiusa in se stessa nonostante l’elevato stato di benessere dei suoi cittadini, dimostra ancora una volta quanto siano le contingenze dettate dai mezzi di comunicazione e dalla politica che parla alla pancia delle persone a influire sugli esiti elettorali, con il rischio di scenari inquietanti nel cuore dell’Europa, ad un passo da casa nostra.

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