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Scommettere sulla salute

Nel 2014 in Italia si sono scommessi 84 miliardi di euro, di cui 8 sono stati incassati dallo Stato. Renzi ha dichiarato che i punti gioco saranno ridotti da ventiduemila a quindicimila e che i bar o le tabaccherie con slot verranno ridotti da seimila a mille. Ad oggi ci sono 6500 sale scommesse e 10.500 corner, ovvero locali in cui il gioco non è, in teoria, la prima attività, per un totale di 17.000 licenze. Il cambiamento nella Legge di Stabilità sembra prevedere 10.000 sale e 5.000 corner. Un altro punto importante riguarda l’epurazione dei punti scommesse abusivi con una sanatoria, alla quale però, solo 2000 di questi hanno aderito. I restanti 5000 non sono regolamentati dalla Stato restando, di fatto, abusivi. Si stima che siano due milioni le persone che rischiano la dipendenza patologica da gioco d’azzardo nel nostro paese. Ne abbiamo parlato con Simone Feder, psicologo e responsabile del Movimento No Slot.

Cosa significa questo dibattito sull’azzardo, secondo lei?

«Significa che la preoccupazione per il degrado territoriale e tutto ciò che produce l’azzardo di massa nei territori continua e ne pagheremo caro il prezzo. Stiamo attendendo questa Legge di Stabilità per capire meglio le mosse del Governo. Sembra tra le altre cose che il controllo diretto non sarà più dell’agenzia dei Monopoli, ma del Ministero dell’economia della finanza: questo è un passo in avanti. Come addetti ai lavori siamo preoccupati dalle continue richieste di aiuto che riceviamo, anche di notte: la gente è disperata quando esce dalle sale scommesse. L’azzardo è aperto 24 ore su 24, soprattutto nei punti aggregativi, come bar o tabaccherie. Questo settore crea sempre più problemi all’economia, ma soprattutto rovina e distrugge i rapporti relazionali e affettivi nelle famiglie. Spesso sono i giovani che ci portano all’attenzione la preoccupazione per i loro genitori».

Alcuni parlamentari hanno chiesto l’abolizione della pubblicità del gioco.

«Tutti i movimenti che cercano di contrastare l’azzardo sono d’accordo per l’eliminazione della pubblicità dalle televisioni, dalle radio e dalla carta stampata, così come avviene per l’alcol o il tabacco. Dalle nostre indagini nelle scuole emerge che il 34% dei ragazzi ha conosciuto l’azzardo tramite la pubblicità o i social. Occorrono dei piccoli passi, altrimenti è inutile fare campagne noslot se poi lo Stato fa il biscazziere».

In effetti lo Stato guadagna dal gioco, questo complica le cose…

«Beh, indubbiamente gli 8 miliardi di entrate erariali che restano stabili dal 2004 ad oggi, fanno comodo, ma mai nessuno parla dei costi sociali dell’azzardo. Occorre uno studio indipendente da lobby e partiti su questo: quanto costa un suicidio? Il 99 % delle persone che ho incontrato ha dichiarato di avere pensieri suicidi più volte al giorno. Il 20% lo ha già tentato una o due volte. Oggi si fa sempre più fatica ad agganciare questi soggetti che si ammalano di azzardo. Anche il costo della cura, spesso non viene quantificato».

I “malati di azzardo” si percepiscono come dipendenti?

«Chi gioca fatica a vedersi come malato. Chi chiede aiuto sono i familiari. Ma il problema è urgente: noi clinici dobbiamo abbattere i tempi della risposta, ci chiamano di notte, questo mette in crisi anche noi. Il mondo delle scommesse è sempre più all’attenzione dei giovani. Il 21 % dei ragazzi che incontriamo nelle scuole scommette attraverso lo smartphone. Ma questa passione è trasversale nelle generazioni: mai nessuna droga si era permessa di toccare la generazione degli anziani, l’azzardo ce l’ha fatta. Oggi si scommette su tutto».

Una lotta fatta di piccoli passi, dunque.

«A Pavia e Milano o a Bergamo si sta pensando di regolare l’azzardo a ore, per bonificare la vita delle persone e i territori. Il disturbo da gioco d’azzardo poi, potrebbe essere riconosciuto nei livelli essenziali di assistenza, visto che è già classificato dal DSM 5 [Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, ndr]. Il Governo centrale non si sta muovendo, ma regioni e comuni legiferano. Forse è il caso che si pensi seriamente ad un discorso univoco. Bonificare i territori, come spesso chiediamo di fare, è difficile e faticoso. Occorre ricordarsi che anche il mondo della criminalità è coinvolto e ha degli interessi: ci chiamano anche dei commercianti che vogliono liberarsi delle slot, i baristi subiscono danni e soffrono il sostanziale cambiamento di destinazione d’uso dei loro locali».

Foto via Pixabay