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Lo Stato più forte dell’odio

Dove termina il massiccio dell’Esterel, le cui rocce che si colorano di rosso sotto i raggi del sole offrono panorami mozzafiato sul mar Mediterraneo, qui inizia Frejus, cittadina di 50 mila abitanti del dipartimento del Var, in piena Costa Azzurra, fra Cannes e Saint Tropez, ricchissima di rovine romane fra cui un’arena e i resti di un grande acquedotto.

Località di mare, ma possiamo dire in qualche modo anche località di guerra, data la lunga storia di basi militari presenti sul territorio. Quella aeronautica è stata chiusa nel 1995 ed al suo posto è stato creato un vasto spazio naturale per sport, svago e mostre, mentre quella marina resiste ben salda, e con i suoi 1100 effettivi, a cui sommare tutto il personale che ruota attorno alla vita militare, dalle scuole riservate in poi, è il principale datore di lavoro della città.

Sul suo territorio sorgono una serie di monumenti e installazioni che testimoniano la grandeur bellica e coloniale francese: ultimo in ordine di tempo il maestoso memoriale della guerra d’Indocina, inaugurato nel 1993 dal presidente della repubblica François Mitterrand e che raccoglie le spoglie di 20765 militari ed è attraversato da un imponente muro di 64 metri che conserva i nomi delle altre 34935 vittime i cui corpi non sono mai stati ritrovati o sono stati resi alle famiglie.

A fianco sorge una meravigliosa pagoda buddista, datata 1919, costruita dai militari vietnamiti e dai loro familiari presenti in zona, a testimoniare le avventure coloniali transalpine.

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Foto: « Bouddha ». Sous licence CC BY-SA 2.5 via Wikimedia Commons.

Nei pressi della base navale si trova invece l’incredibile moschea Missiri, creata per le truppe coloniali nel 1930 a copia di quella della città di Djenné in Mali, oggi dismessa da luogo di culto perché senza tetto.

Ma la comunità musulmana della zona è numerosa e da anni si dibatte sulla necessità di edificare una nuova moschea, dato che la più prossima si trova a 15 chilometri di distanza. I vari iter necessari sono stati avviati,l’edificio è stato costruito e si sarebbe dovuto inaugurare lo scorso 24 settembre, giorno del Aïd el Adha, la festa islamica del sacrificio.

Ma nel mentre il vento è cambiato e dal 30 marzo 2014 le chiavi del municipio sono in mano a David Rachline che oltre a fare il sindaco è anche senatore per il partito del Front National, l’equivalente in pratica della nostrana Lega Nord, condito con nostalgie fasciste. Da alcuni anni in crescita esponenziale alle urne, tanto da essere in sostanza il secondo partito di Francia al momento, Fn fa leva soprattutto sui disagi legati ad un’integrazione post coloniale mai realmente avvenuta e sulle paure legate alle nuove immigrazioni.

Non è difficile intuire quindi che una nuova moschea non sia in cima alle priorità del primo cittadino; lui e la sua giunta anzi hanno tentato ogni mossa per bloccarne l’apertura. Ma ora è entrato in campo il Consiglio di Stato, che rifacendosi ad una sentenza del 17 settembre del tribunale amministrativo di Tolone, la quale obbligava il Comune ad aprire la moschea appositamente entro il 24 settembre, ricorrenza come abbiamo detto della festa del sacrificio, ha comminato una multa di 500 euro per ogni giorno di ritardo nell’apertura da oggi in poi.

Per i giudici le motivazioni addotte da Rachline, legate a presunti errori e sviste procedurali, non esistono, e sarebbero comunque male minore rispetto all’urgenza di dotare di un luogo di preghiera le circa 650 persone che tutti i venerdì si riuniscono davanti all’edificio per pregare. Non ha agevolato certo il dialogo la manifestazione che proprio Front National ha organizzato sempre il 24 settembre, chiara provocazione nei confronti dei fedeli musulmani. Come in Italia quindi anche in Francia il tema dei nuovi edifici di culto può essere scottante, ma al di là delle Alpi esiste uno Stato che sa bene come schierarsi.

Copertina: « Mosquee-missiri-frejus-1 » par Patricia.fidi — Travail personnel. Sous licence Domaine public via Wikimedia Commons.