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Sfogliando i giornali del 27 novembre

01 – In carcere per motivi politici 78 minorenni egiziani

In Egitto 78 minorenni sono stati condannati a pene che vanno dai due ai cinque anni di carcere perché giudicati colpevoli di «appartenere a un’organizzazione terroristica». I giovani, che hanno tra i 13 e i 17 anni, sono stati ritenuti colpevoli di aver manifestato a favore del ritorno dell’ex presidente Mohamed Morsi, deposto dall’esercito nel luglio del 2013.

L’agenzia stampa ufficiale egiziana racconta che i giovani, che secondo le accuse erano membri dei Fratelli musulmani, avevano contribuito a «bloccare le strade e terrorizzare i cittadini».

L’avvocato difensore, Ayman El-Dabi, ha provato ad opporsi a queste affermazione sostenendo che i suoi clienti non stavano protestando, ma si trovavano soltanto «nel posto sbagliato al momento sbagliato».

In controtendenza rispetto a questa stretta arriva invece il secondo giorno di riapertura del valico di Rafah con la Striscia di Gaza, che era stato chiuso in seguito a due attentati contro le forze di sicurezza in Sinai ad ottobre e rimarrà transitabile fino alle 16. Il valico di Rafah è l’unico confine di Gaza non presidiato dall’esercito israeliano.

 

02 – Germania, dal 2016 quote rosa per le grandi aziende: il 30% dei posti alle donne

Dopo mesi di negoziati, la Germania ha deciso: dal 2016, nei consigli di amministrazione delle aziende tedesche quotate in borsa, il 30% dei posti dovrà essere riservato a donne. Nelle aziende di media grandezza si applicherà un “principio di flessibilità”, stabilendo degli obiettivi caso per caso. «Questa decisione – ha commentato la ministra della Famiglia Manuela Schwesig, una delle dirigenti in ascesa del partito socialdemocratico – è un passo importante per l’uguaglianza tra i sessi e rappresenta un cambiamento storico nella cultura del mondo del lavoro».

Entusiasta anche il vice cancelliere socialdemocratico, Sigmar Gabriel, che in risposta alle pesanti critiche provenienti da destra ha dichiarato «se gli uomini ritengono fastidioso questo argomento, vuol dire che hanno un problema». Più fredda Angela Merkel: secondo la cancelliera, infatti, «non tutti, anche nel mondo femminile, la pensano allo stesso modo». In ogni caso, la legge sarà operativa dall’11 dicembre, e prevede sanzioni nel caso in cui la quota del trenta per cento non venga rispettata: i posti non assegnati a donne rimarranno vacanti.

Attualmente, nelle trenta maggiori aziende del paese le donne occupano il 7 per cento degli incarichi esecutivi, mentre sono circa il 25 per cento quelle che siedono nei consigli di sorveglianza, una percentuale bassa ma comunque superiore alla media europea.

 

03 – Sono incostituzionali i divieti sui matrimoni gay in Arkansas e Mississippi

Due corti distrettuali in Arkansas e in Mississippi hanno stabilito che il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso è incostituzionale. Secondo la giudice Kristine Baker di Little Rock, in Arkansas, e il giudice Carlton Reeves di Jackson, in Mississippi, i divieti violano il diritto delle coppie omosessuali a essere tutelate dalla legge.

Per abrogare definitivamente il divieto bisognerà aspettare eventuali ricorsi in appello, ma con questa decisione viene di fatto sconfessata la sentenza del 7 novembre scorso, con cui una corte d’appello aveva riconosciuto agli stati del Kentucky, Michigan, Ohio e Tennessee il diritto di stabilire regole proprie in nome delle differenti interpretazioni nella definizione e nel sovvenzionamento di uno status legale come quello del matrimonio. Il pronunciamento di ieri segue a distanza di circa due mesi le decisioni di altre quattro corti di appello, che avevano tolto i divieti sui matrimoni tra persone dello stesso sesso in svariati stati, stabilendo che violavano il diritto delle persone a ricevere la stessa protezione dalla legge, garantito dalla costituzione. Ad oggi, ed in attesa di una conferma delle sentenze di ieri, negli Stati Uniti i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono già riconosciuti in 35 stati. Il presidente della Commissione per le libertà etiche e religiose della Southern Baptist Church, Russell Moore, ha ammonito i governatori repubblicani, affermando che queste decisioni mostrano la loro inadeguatezza nel proteggere un mondo che cambia.

 

04 – Le mutilazioni genitali femminili sotto la lente di Unicef

Secondo l’ultimo rapporto Unicef, realizzato in collaborazione con Un Women, almeno 125 milioni di donne nel mondo sono state sottoposte a una forma di mutilazione genitale.

Si tratta di pratiche tradizionali eseguite principalmente in 29 paesi tra l’Africa subsahariana e la penisola arabica.

In Kenya, il 27% delle giovani donne è sottoposto a circoncisione, nonostante il governo abbia proibito la mutilazione sin dal 2011. La cerimonia è praticata soprattutto nelle zone rurali, tra i masai, dove è ritenuta un passaggio all’età adulta.

Sin dal 2012 una risoluzione delle Nazioni Unite invita tutti i paesi a proibire le mutilazioni genitali femminili, definendole “un abuso irreparabile e irreversibile” che riguarda tre milioni di ragazze ogni anno, ma finora i provvedimenti presi non sembrano aver portato a risultati apprezzabili, soprattutto vista la ripresa di questi fenomeni anche in aree come il Sudest asiatico.

05 – Il Bangladesh propone la reclusione o il rimpatrio in Myanmar di 270.000 Rohyngya

Il Bangladesh ha comunicato la propria intenzione di recludere migliaia di Rohyngya privi di permesso di soggiorno prima di rimpatriarli in Myanmar, paese da cui erano fuggiti a causa delle sistematiche violazioni dei loro diritti.

Si stima che circa 270.000 membri della minoranza musulmana birmana vivano in campi sovraffollati nelle periferie delle principali città del Bangladesh, ma che soltanto 30.000 di loro abbiano ottenuto il riconoscimento del loro status di rifugiati.

L’’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati, ha protestato formalmente per la decisione, ma il governo di Dhaka sembra deciso ad andare fino in fondo sfruttando proprio il mancato riconoscimento del diritto d’asilo.

 

 

 
Fonte copertina:  “Displaced Rohingya people in Rakhine State (8280610831)” di Foreign and Commonwealth Office – Flickr. Tramite Wikimedia Commons.