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Un successo le “moschee aperte” francesi

In tutta la Francia sono state moltissime le moschee ad aver accolto l’appello del Cfcm, il Consiglio francese del culto musulmano, ad aprire le proprie porte alla popolazione lo scorso fine settimana.

Lo scopo era quello di mostrare a tutti quello che accade all’interno delle mura dei luoghi di culto islamico, bevendo insieme quello che è stato ribattezzato il “thè della fraternità”, in un periodo di crescente diffidenza nei confronti della comunità di fede musulmana, a seguito dei tragici eventi che hanno segnato il 2015 transalpino.

Una sorta di operazione trasparenza cui ha partecipato la maggior parte delle 2500 moschee e sale di preghiera censite. Secondo Anouar Kbibech, presidente del Cfcm intervistato dal quotidiano Le Figaro, «l’iniziativa si è rivelata un successo, con una adesione di circa il 75% dei luoghi di culto aderenti alla nostra federazione. Ogni moschea ha ricevuto la visita di un numero di persone che varia dalle100 alle 300 unità, e tutti coloro che ho potuto sentire hanno mostrato gioia per la riuscita delle due giornate».

A tal punto che il board del Cfcm ha stabilito che l’appuntamento diventerà un abitudine da ripetere ogni anno: rimangono da scegliere le date più opportune.

La volontà è stata quella di mostrare la vera faccia dell’Islam, a dispetto di quella dipinta dai mezzi di comunicazione e dalle follie estremiste di un manipolo di fanatici, e proseguire in un percorso di reciproca conoscenza e di integrazione, quest’ultima troppe volte fallita in Francia.

Anche le moschee non sono state esenti dalle operazioni di polizia seguite all’instaurazione dello stato di emergenza dopo gli attentati del 13 novembre a Parigi: una ventina sono stati i luoghi di culto perquisiti a seguito di segnalazioni, e tre di questi sono stati chiusi perché sospettati di aver ospitato estremisti e accusati di promuovere messaggi non compatibili con i principi democratici francesi.

Anche il ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve ha partecipato alla giornata consumando un thè alla moschea di Saint-Ouen l’Aumône (Val-d’oise) e sottolineando la natura altamente simbolica di questo evento in un momento non semplice per la comunità islamica francese.

Vi sono state alcune defezioni o per mancanza di comunicazione come lamentato da alcuni imam, o perché sono prevalse altre visioni, come nel caso della regione della Gironda, dal momento che, come ha raccontato Mahmoud Doua, presidente dell’associazione musulmana locale «le nostre moschee sono aperte tutto l’anno. Organizziamo incontri mensili nelle scuole e nei licei, e lo scorso anno abbiamo accolto 1200 ragazzi nei nostri luoghi di culto. Per noi l’apertura è un dato di fatto, non una misura da prendere a seguito degli attentati, in un clima di paura. Non abbiamo nulla in contrario, semplicemente il nostro approccio è sempre caratterizzato dalla massima apertura».

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