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Ancora morti in Nigeria

Almeno 500 persone sono state uccise nel corso di nuovi attacchi compiuti in più di 10 villaggi nell’area nigeriana di Agatu per mano dei Fulani, un’antica tribù di pastori convertiti all’Islam.

Secondo Christian Solidarity Worldwide (Csw), organizzazione cristiana impegnata nella difesa dei diritti umani e della libertà religiosa, gli ultimi attacchi sono avvenuti poco dopo che le forze di sicurezza dello Stato di Benue avevano cacciato i Fulani da altre cinque comunità precedentemente occupate.

Il senatore David Mark, che rappresenta la zona di Agatu, ha riferito che le scuole primarie e secondarie, i centri sanitari, i luoghi di culto, così come la stazione di polizia, sono stati interamente bruciati.

Anche Angele Dikongue-Atangana, rappresentante dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dopo aver visitato l’area, ha detto che in 20 anni di lavoro nel settore degli aiuti umanitari, non aveva «mai visto un tale livello di distruzione».

La Dikongue-Atangana ha richiamato l’attenzione nazionale e internazionale sugli attacchi, e ha detto che gli abitanti del villaggio hanno bisogno di aiuto esterno per ricostruire le loro comunità.

Da anni i Fulani sono in contenzioso con le tribù cristiane limitrofe, stanziali e contadine. A causa della desertificazione, infatti, i pastori sono sempre alla ricerca di nuovi terreni e le mandrie spesso invadono i campi coltivati e pronti al raccolto.

Attualmente è all’esame dell’Assemblea nazionale nigeriana un disegno di legge che, costituendo riserve di pascolo in tutto il paese, porrebbe fine alla violenza che coinvolge i pastori Fulani. Tuttavia, gli oppositori del disegno di legge sostengono che esso comporterebbe lo sradicamento delle comunità dalle loro terre ancestrali, e avvertono che la creazione di percorsi che collegano le riserve di pascolo in tutto il paese, senza un piano aggiuntivo per la sicurezza, non farebbe altro che esasperare la situazione già fuori controllo.

Mervyn Thomas, amministratore delegato di Christian Solidarity Worldwide, ha dichiarato: «È molto preoccupante sapere che le comunità in Agatu sono da settimane ancora sotto assedio, nonostante le forze di sicurezza siano state inviate in quell’area». Secondo Mervyn Thomas la violenza e la proliferazione di armi di piccolo calibro utilizzate dai pastori Fulani rappresentano una grave minaccia per la sicurezza nazionale.

«Affrontare questa violenza è una priorità ed è necessaria una difesa efficace delle comunità assediate. Omicidio, stupro, e la distruzione di proprietà personali e federali sono atti criminali. Di conseguenza, gli autori di tali crimini devono essere arrestati, disarmati e perseguiti al fine di combattere l’illegalità e impunità. Inoltre, è di vitale importanza che la questione – potenzialmente esplosiva – delle riserve di pascolo venga gestita con estrema cautela e obiettività», ha concluso Mervyn Thomas.

Foto: via istockphoto.com