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Trema la terra in Ecuador

Nella notte tra sabato e domenica un potente terremoto di magnitudo 7.8 ha fatto tremare l’Ecuador. L’epicentro si è registrato vicino alla città costiera di Muisne, ma le scosse sono state avvertite anche nella capitale Quito e hanno causato danni fino a 300 chilometri di distanza (le località più colpite sono Manta, Padernales, Portoviejo, Esmaraldas, Guayas, Manabí, Los Ríos, Santo Domingo e Santa Elena). Nelle trentasei ore successive, centinaia di scosse di assestamento, con picchi di magnitudo 6, hanno infierito sulle macerie. Secondo gli ultimi aggiornamenti del Ministero della sicurezza ecuadoriano le vittime accertate sarebbero 413. Migliaia i feriti.

Al momento del sisma il presidente Rafael Correa si trovava in Vaticano per partecipare a un convegno sull’enciclica «Centesimus Annus». È dunque toccato al vicepresidente Jorge Glas il compito di gestire in patria le prime ore di panico, disponendo lo stato d’emergenza in sei province del paese. Mentre, in queste ore, proseguono le operazioni di soccorso, sulla base dei danni registrati si calcola che tra le 3.000 e le 5.000 persone potrebbero aver bisogno di un alloggio temporaneo. Secondo le stime della Croce Rossa, nei prossimi giorni più di 100.000 persone avranno bisogno di assistenza, soprattutto nelle aree rurali vicino all’epicentro, dove interi paesi sono stati distrutti e le persone dormono all’aperto.

In occasione dell’ultimo censimento del 2012, il 90% degli ecuadoriani si è dichiarato credente cristiano (l’80% di confessione cattolica). In un frangente così difficile, risulta dunque fondamentale la risposta, il supporto e la cooperazione di tutte le chiese.

Per parte cattolica, la Conferenza episcopale dell’Ecuador si è rivolta al paese con questo comunicato stampa: «Di fronte al forte movimento tellurico sentito in tutto l’Ecuador, la morte di numerose persone e i danni materiali che hanno coinvolto numerose città, noi vescovi dell’Ecuador vogliamo far arrivare al popolo ecuadoriano una parola di fiducia nel Signore, padrone della natura, perché nella sua infinita misericordia abbia compassione di quanti tra noi sono stati colpiti dal sisma. Il nostro pensiero va in special modo ai nostri fratelli delle province di Manabi ed Esmeraldas, che sembrano essere le zone più colpite. Invitiamo tutti a unirsi ad una colletta nazionale in favore delle persone più colpite, al fine di soccorrerle nelle loro necessità più immediate».

Dagli Stati Uniti, il presidente della Chiesa episcopale vescovo Michael Curry ha divulgato invece una preghiera pubblica: «Miei cari fratelli e sorelle in Cristo, sappiate che i vostri fratelli e le vostre sorelle in tutta la Chiesa episcopale stanno pregando per voi. Saremo al vostro fianco durante questa emergenza e nei giorni a venire. Non siete soli. Possa l’amore di Dio abbracciarvi e stringervi». La Chiesa episcopale (ramo statunitense della Comunione anglicana) ha in Ecuador due diocesi: «Ecuador Central», che comprende la capitale, e «Ecuador Litoral», sulla costa, la più colpita dal terremoto. Dopo il sisma, il vescovo Alfredo Morante, guida «Ecuador Litoral», ha dichiarato ai microfoni di Ens: «È terribile, sembra di stare in guerra. Distruzione, dispersi, feriti, morti che crescono… ma nel disastro c’è un’enorme solidarietà tra le chiese, le organizzazioni no profit, le agenzie governative. Siamo un tutt’uno, tenuti insieme dalla preghiera, dalla richiesta di pace in un momento così difficile, in cui la natura ci ha attaccato. Mentre ci prepariamo a fornire l’aiuto necessario chiediamo le vostre preghiere e il vostro sostegno».

Ma il terremoto ha mietuto vittime anche tra le chiese «di minoranza». È il caso di quattro chiese avventiste, due delle quali stanziate a Pedernales, a 270 chilometri a ovest dalla capitale, distrutte nel corso delle funzione religiosa. Nella cittadina, che conta appena 46.000 abitanti, 600 membri di chiesa stanno lavorando di concerto con Adra, l’Agenzia Avventista per lo Sviluppo ed il Soccorso, per mettere a punto un sistema di donazione di cibo e vestiti per i bisognosi.

A metà tra due placche tettoniche in movimento, con i suoi 15 milioni di abitanti l’Ecuador si trova notoriamente in una zona sismica: dal 1900 a oggi ha subito diversi terremoti di magnitudo elevata – tristemente memorabile quello del marzo 1987, che causò la morte di oltre mille persone.

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