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Questioni spinose per la Conferenza generale metodista

La Conferenza generale della Chiesa metodista unita, che si terrà fra il 10 e il 20 maggio prossimi rischia di essere una delle più movimentate della storia. Sono ancora una volta i temi legati all’orientamento sessuale a tenere banco, così come accade in questi anni in molte altre realtà, impegnate in dibattiti legati all’accoglienza di coppie dello stesso sesso.

La Chiesa metodista statunitense in particolare non riconosce questo tipo di unioni e non prevede di contemplare fra i propri ranghi pastori omosessuali o pastore lesbiche. Due notizie di questi giorni costringeranno gli 864 delegati metodisti che si riuniranno a Portland, in Oregon, a prendere una posizione chiara sull’argomento.

Per primo è stato il coming out di Cynthia Meyer, pastora di Edgerton in Kansas e assistente del decano degli studenti presso la Candler school of Theology all’università di Emory in Georgia, a sparigliare le carte quando, durante un’omelia, ha rivelato di aver trovato l’amore in un’altra donna: «Sono rimasta single per vent’anni, poi qualche anno fa una bellissima relazione è nata. Questa è parte della chiamata di Dio, abbiamo deciso di unirci e dedicare le nostre vite l’una all’altra». La comunità locale ha scelto di appoggiare la battaglia della propria pastora, ma il vescovo Scott Jones, responsabile della parrocchia della Meyer, ha minacciato l’esclusione della chiesa di Edgerton dalla Chiesa metodista. Dal canto suo la pastora Meyer, che verrà ascoltata durante la Conferenza, in un video ha affermato che «è tempo di cambiamento, spero che nella conferenza di maggio si voti per rendere la chiesa davvero aperta all’amore di tutti. Considerando gay, lesbiche e transessuali come minorati, la Chiesa metodista americana trasforma dei fedeli in vittime, piuttosto che celebrare tutti come figli di Dio».

Di questi ultimissimi giorni invece è la vicenda di Jim Wilborne e John Romano, uniti in quello che è il primo caso noto di un matrimonio omosessuale nella Chiesa metodista statunitense. Siamo in questo caso in North Carolina e la pastora Val Rosenquist ha chiesto e ottenuto dal proprio vescovo, Melvin Talbert, di poter celebrare la loro unione.

Diciamo primo caso noto perché il vescovo Talbert ha ammesso con grande coraggio di averne celebrato personalmente uno in Alabama, tenuto sostanzialmente segreto ma che comunque gli è quasi costato una denuncia da parte della locale comunità, prima che tutto si risolvesse per il meglio. In Alabama invece tutto è avvenuto alla luce del sole e ciò rischia di costare caro a lui e alla pastora Rosenquist. La cerimonia si è svolta il 23 aprile nella First united methodist church di Charlotte alla presenza anche del vescovo e fra gli applausi commossi di tutta la comunità.

Talbert è un veterano di battaglie simili: nel 1960 fu uno degli arrestati insieme a Martin Luther King durante i sit-in di Atlanta per vedere riconosciuti i diritti civili ai cittadini statunitensi afro-americani. «Corro il rischio di venire rimosso dalla mia carica – ha dichiarato il vescovo Talbert alla stampa – ma credo che la discriminazione si annidi ancora nella nostra società. C’era un tempo, quando ho manifestato per i diritti dei neri, e c’è ora sui temi legati alle preferenze sessuali di ognuno di noi».

Foto: By The Institute on Religion and Democracy – http://juicyecumenism.com/2015/01/06/sad-surprising-retired-united-methodist-bishop-escapes-penalty/, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=39259341