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L’impegno interreligioso di Molenbeek

La fine del ramadàn è stato celebrato solennemente a Molenbeek, in Belgio. Seicento persone si sono ritrovate il 17 giugno per la rottura del digiuno ma la particolarità di questo iftar, preparato dai volontari delle associazioni musulmane e delle moschee locali, riguarda il luogo in cui si è svolto: la chiesa di san Giovanni Battista. Un appuntamento di condivisione e scambio interreligioso voluto da Sarah Turine, assessora alla Gioventù e al Dialogo interculturale di Molenbeek, in accordo con i responsabili religiosi della città.

Un gesto fraterno che testimonia delle buone relazioni che si sono create nel tempo fra cristiani e musulmani: gli attentati del 22 marzo scorso e la campagna di terrore cresciuta intorno a Molenbeek non hanno intaccato i rapporti interreligiosi tra le comunità locali, anche grazie al lavoro dell’assessora Turine, nonostante le minacce di morte subite per il suo impegno a favore della pace e della convivenza fra le religioni.

Durante l’iftar, hanno preso la parola non soltanto il prete di San Giovanni Battista e i responsabili della comunità musulmana, ma anche il marito di Loubna Lafquiri, una delle vittime degli attentati di marzo, con un discorso in cui ha sottolineato l’importanza di stringersi gli uni agli altri, musulmani e cristiani, per diventare sempre di più una città multiculturale.

Non è la prima volta che la cittadinanza si attiva per mostrare al mondo un’altra Molenbeek: il primo finesettimana di giugno, infatti, i musulmani hanno deciso di aprire le moschee ai visitatori. L’operazione “porte aperte”, promossa ancora una volta da Sarah Turine, ha coinvolto 20 delle 22 moschee cittadine, che hanno proposto anche momenti di confronto e atelier tematici. La giornata ha coinciso con la seconda edizione delle “chiese aperte”, cattoliche e ortodosse: un’occasione preziosa per visitare i diversi luoghi di culto in un clima di fraternità.

Immagine: via https://pixabay.com/