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I nostri nomi custoditi nel cuore di Dio

Le mie labbra esulteranno, quando salmeggerò a te
Salmo 71, 23

Rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli
Luca 10, 20

 

Conosci la paura di attraversare la vita come una meteora, senza lasciare segno? Il sospetto di aver vissuto invano che ti porta a fare a tutti i costi qualcosa: progettare, ristrutturare case da lasciare ai figli, o a scrivere memorie? Il desiderio di farsi un nome è antico come il mondo e sembra attraversare ogni creatura umana. Ce ne parla il mito di Babele, che mette in scena il progetto di costruire una torre per arrivare a scrivere il proprio nome nel libro della vita: «Venite, costruiamoci una città con una torre, la cui cima sia nei cieli, e facciamoci un nome, per non esser dispersi sulla superficie di tutta la terra» (Gen. 11, 4).

Chissà se le difficoltà che incontriamo nel portare altri al Signore non sono anch’esse legate all’ansia di farci un nome: la paura che le nostre piccole chiese si svuotino così che del protestantesimo e del suo modo particolare di vivere la fede, non ne rimanga traccia. Preoccupati di noi stessi, induciamo il sospetto di voler portare l’altro a Cristo più che per la sua salvezza per quella del futuro delle nostre chiese. Se questo ci accade, dobbiamo chiedere a Dio di soccorrerci e perdonarci.

Come liberarci dall’ansia di scomparire, dal desiderio di essere visibili come grattacieli (campanili)? Gesù dice ai suoi, inviati in missione, dispersi a due a due per le vie del mondo: «non vi rallegrate perché gli spiriti vi sono sottoposti, ma rallegratevi perché i vostri nomi sono scritti nei cieli» (Lc. 10, 20). Non dobbiamo temere l’invisibilità. Sono i nostri peccati ad essere scritti nella sabbia, mentre i nostri nomi sono custoditi nel cuore di Dio.

Oggi il vangelo ci raggiunge per annunciare alla sua Chiesa, dispersa in tutto il mondo, che non deve preoccuparsi di farsi un nome sulla terra, poiché è nell’anagrafe del cielo ad essere scritto il suo nome. Dio ci chiama alla missione per raggiungere altri, senza pensare troppo a noi stessi. Quando questa consapevolezza ci raggiunge, le nostre labbra esultano e il nostro annuncio diventa canto, preghiera, musica che arriva al cuore del mondo.

Immagine: via istockphoto.com