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Una risposta comune al fenomeno migratorio

Per la prima volta, davanti al Collegio valdese di Torre Pellice, sono stati allestiti alcuni stand che hanno ospitato le Opere diaconali della chiesa valdese e metodista presenti in Sicilia: la Casa delle culture di Scicli, che fa parte del progetto «Mediterranean Hope» della Federazione delle chiese evangeliche in Italia; la Casa dei Mirti che opera presso il Centro diaconale la Noce di Palermo; la Casa evangelica valdese di Vittoria (Rg).

Tutte queste realtà stanno mettendo in atto un interessante lavoro di coordinamento operativo soprattutto per ciò che attiene l’assistenza ai richiedenti asilo. Ce ne parla Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale la Noce di Palermo.

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«L’idea di collaborazione tra le opere siciliane è nata qualche anno fa, ma si è concretizzata negli ultimi tempi soprattutto intorno al lavoro a favore dei richiedenti asilo: i migranti che provengono dai centri di prima accoglienza arrivano presso la Casa delle culture di Scicli, ma non essendo quest’ultima una struttura che può accoglierli a lungo termine, spesso li invia – soprattutto i minori non accompagnati – presso la Casa dei Mirti o presso la casa evangelica di Vittoria, dove si elaborano progetti specifici, in alcuni casi coordinandoci anche con la Commissione sinodale per la diaconia (Csd). Quest’anno a Palermo abbiamo organizzato un momento di formazione sull’accoglienza ai minori stranieri non accompagnati, alle famiglie e anche agli adulti accolti nel Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar). È stata un’occasione importante per condividere le nostre conoscenze ed è diventato un momento di scambio e crescita comune.

La nostra presenza, presso gli stand visitabili durante la settimana sinodale, è una novità: testimonia l’effettivo lavoro in rete che parte da un’analisi del bisogno e dalla necessità di rispondere alla cosiddetta emergenza migrazioni con finalità e obiettivi programmati. Ciascuna opera ha un patrimonio di esperienze e professionalità costruito negli anni, ed era arrivato il momento di mettersi in rete per non essere più delle monadi e dar vita ad una realtà organica: il coordinamento sta muovendo i suoi primi passi, ci auguriamo di poter strutturare meglio questo strumento. In un momento in cui la Sicilia è investita grandemente dal fenomeno migratorio, è un punto di forza poter pensare che Scicli può contare sulla collaborazione del Centro diaconale la Noce e la Casa evangelica di Vittoria. Programmare l’accoglienza, disponendo di queste tre importanti realtà, ci consente di lavorare insieme elaborando progetti di formazione».

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Cosa ha significato questo spazio nei giorni del Sinodo?

«Per noi che crediamo che la diaconia si fa sul territorio, è stato importante aver incontrato tante persone che erano qui in vacanza e non fanno parte delle chiese ed opere evangeliche. Abbiamo avuto modo di dar vita a qualche piccolo dibattito, perché alcuni visitatori e visitatrici, ad esempio, non giustificavano tutto questo investimento economico per i migranti. Questo spazio ci ha consentito non solo di far conoscere meglio l’intervento diaconale che fanno i valdesi, i metodisti e tutta la Federazione delle chiese evangeliche in Italia, ma anche di avviare una riflessione sul tema dell’accoglienza.

Inoltre, trascorrere tante ore qui insieme è stata un’occasione preziosa per noi operatori e operatrici che a vario titolo lavoriamo nelle opere diaconali siciliane. Alla base del nostro lavoro quotidiano c’è la cura della relazione con coloro che incontriamo, e dunque è stato importante che ciascuno a ciascuna di noi abbia avuto in questi giorni l’opportunità di prendersi un po’ cura l’uno dell’altra».

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Sempre nell’area allestita all’esterno del Ccollegio valdese è possibile visitare lo stand dell’Associazione operativa a Palermo «Il Pellegrino della terra» per le donne vittime ed ex-vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, e lo stand relativo al progetto della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) «Mediterranean Hope», dove è possibile incontrare in particolare un’operatrice dell’Osservatorio MH a Lampedusa.

Immagini: di Pietro Romeo