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Proteggere le scuole durante le guerre

L’inizio del nuovo anno scolastico è vicino: le scuole riapriranno i battenti per accogliere bambini e bambine, ragazzi e ragazze che ritorneranno tra i banchi di scuola carichi di attese, speranze, ambizioni, e qualche piccola, sana preoccupazione.

Questo scenario spensierato non è vero per tutti. L’accesso ad un’istruzione sicura è un diritto negato ai minori in molte parti del mondo. Soltanto ieri mattina, a seguito di un attacco avvenuto all’uscita di una scuola del Distretto di Tak Bai nel sud della Thailandia, un padre e sua figlia di 4 anni sono stati ammazzati, mentre altre 8 persone sono rimaste ferite. A livello globale, un bambino su quattro dell’età compresa tra 6 e 15 che vive in zone di conflitto non può accedere all’istruzione. Bambini in età scolare, studenti universitari, insegnanti ed istituti scolastici sono stati bersaglio di attacchi in almeno 70 paesi, tra cui la Thailandia, tra il 2009 e il 2013 (fonte: Save the Children).

Nei Paesi coinvolti in conflitti andare a scuola può essere uno dei pericoli più grandi. Secondo il rapporto dell’Onu Education Under Attack 2014: 163 scuole sono state colpite in Afghanistan; 50 scuole sono state bombardate e altre 9 adibite a scopi militari in Siria; 92 scuole sono state occupate da militari e combattenti nello Yemen; 7 attacchi e 60 occupazioni militari di scuole si sono verificate nel Sud Sudan; sono stati documentati 543 episodi di attacco a scuole in Palestina e a 3 edifici scolastici in Israele; nel Nord-Est della Nigeria, 338 scuole sono state distrutte o danneggiate tra il 2012 e il 2014 (fonte: Unicef).

Negli ultimi anni centinaia di migliaia di bambini e bambine in tutto il mondo hanno visto le loro scuole sotto attacco, occupate da forze armate o combattenti, e utilizzate come caserme, basi, posti di sorveglianza e posizioni di tiro; le aule diventano depositi di armi e munizioni. Questo ha un effetto devastante sui bambini: i corsi vengono dislocati, le infrastrutture vengono danneggiate o distrutte, e in molti rinunciano ad andare a scuola. Chi rimane si ritrova – nella migliore delle ipotesi – stipato nelle aule rimanenti, distratto da uomini armati che brandiscono armi, fanno uso di alcool e droghe, le cui conseguenze vengono subite soprattutto dalle ragazze. Nella peggiore delle ipotesi, la presenza di forze armate nelle scuole e università rende queste ultime legittimi obiettivi militari, mettendo in grave pericolo gli studenti e i loro insegnanti che vengono feriti, resi disabili, uccisi proprio in quei luoghi in cui dovrebbero sentirsi protetti e al sicuro.

Affinché il diritto ad un’istruzione sicura sia garantito veramente a tutti i bambini e le bambine del mondo, gli Stati sono chiamati ad assumersi il proprio impegno sottoscrivendo la Dichiarazione «Scuole Sicure», risultato di un processo avviato nel 2012 dalla Coalizione globale per la protezione dagli attacchi all’istruzione, una rete di organizzazioni internazionali tra cui figurano: Human Rights Watch, Unicef, Unesco, Acnur, Save the Children. Con la Dichiarazione i paesi si impegnano non solo ad approvare e utilizzare le «Linee guida per la protezione delle scuole e delle università dall’utilizzo militare durante in conflitti armati», chiedendo alle parti coinvolte nei combattimenti di evitare l’utilizzo di edifici scolastici o di renderli obiettivi di attacco, ma anche ad avviare azioni internazionali per gli incidenti causati dagli attacchi all’istruzione, ad assistere le vittime e a sostenere programmi di cooperazione umanitaria internazionale che favoriscano la protezione e la continuazione degli studi anche durante i conflitti armati.

Attualmente la Dichiarazione «Scuole sicure», che è stata presentata per l’approvazione alla Conferenza di Oslo sulle scuole sicure, ospitata dal Ministero degli affari esteri della Norvegia il 29 maggio del 2015, è stata firmata da 55 paesi. In questi giorni l’Ong Human Rights Watch è impegnata in una campagna di pressione sul governo del primo ministro canadese Justin Trudeau, affinché il Canada sia il 56° paese a firmare la Dichiarazione.

Garantire ai minori il diritto ad un’istruzione sicura deve essere una priorità nelle agende dei governi dei Paesi a qualsiasi latitudine si trovino. Impegnarsi affinché le scuole siano luoghi in cui i bambini e le bambine possano sentirsi al sicuro e possano nutrire i propri sogni e ambizioni, significa assicurare alle comunità delle fondamenta stabili su cui costruire il proprio futuro.

Immagine: via istockphoto.com