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Chiuderà entro Natale la giungla di Calais

Lo smantellamento della giungla di Calais avverrà prima dell’arrivo dell’inverno. Lo ha annunciato nei giorni scorsi il ministro dell’Interno francese Bernard Cazeneuve al termine di una riunione con i rappresentanti di culto del panorama religioso transalpino.

Sarebbe questa la conclusione di mesi di dibattiti e annunci, con una spartizione nei centri di accoglienza delle varie regioni di chi oggi vive ancora fra tende e baracche di fortuna, mentre il freddo inizia a far capolino con maggiore frequenza.

«Abbiamo concordato che questa operazione debba svolgersi nel più breve tempo possibile» ha raccontato alla stampa Cazeneuve in una conferenza stampa. «Saremo pronti non appena avremo incontrato tutte le condizioni necessarie per garantire che lo spostamento delle persone avvenga rispettando tutti i principi umanitari, in collaborazione con le varie associazioni presenti sul territorio». A Calais vivono attualmente fra i 6500 e i 7500 profughi, in condizioni di disagio estremo. L’80% fra loro ha diritto allo status di rifugiato: «Non sono quindi migranti economici irregolari che al termine della procedura verranno espulsi, ma nuovi cittadini europei» ha concluso il ministro.

L’incontro ha fatto seguito a quello organizzato il giorno precedente con molte di queste associazioni del terzo settore di ispirazione religiosa quali la Cimade, protestante, e il Secours Catholique, cattolica per l’appunto. I principali problemi emersi sono relativi ai possibili spostamenti in altre parti d’Europa di queste persone, nel quadro degli arcinoti accordi di Dublino che obbligano al rimpatrio nella prima nazione europea in cui ha avuto luogo l’identificazione. Ma non è possibile restare in una situazione di stallo in attesa che ogni singola pratica venga discussa, e per questo era diventato inderogabile trovare una sistemazione dignitosa in attesa di sviluppi.

«I nostri dubbi maggiori riguardano proprio la gestione del post Calais, e su questo abbiamo concentrato le nostre domande, impegnandoci al contempo perché questa azione di inserimento sociale possa rivelarsi un successo» ha commentato Anwar Kbibech, presidente del consiglio francese del culto musulmano, mentre il presidente della Federazione protestante di Francia, pastore François Clavairoly ha sottolineato come quello pronto a essere messo in atto sia «uno sforzo collettivo notevole che mi auguro possa essere compiuto con adeguato discernimento. Sono assai fiducioso che questo possa rappresentare un passo ulteriore per confermare che la Francia rimane una terra di accoglienza e asilo».

«Perché tale diritto di asilo sia degno deve essere reale, concreto» ha aggiunto il rabbino capo di Francia Korsia Haim che vede in questo piano di redistribuzione «Una modalità per condividere la speranza in vari luoghi invece che concentrare la disperazione in uno solo».

Immagine: By Katja Ulbert – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=47076040