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Lutero e la Riforma. Nello spirito di responsabilità ecumenica

In occasione delle celebrazioni dei 500 anni della Riforma protestante, mercoledì 26 ottobre presso la Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale (Pftim) – sezione San Tommaso, dalle ore 15.30 alle 18.30, si terrà il convegno su «Lutero e la Riforma. Nello spirito di responsabilità ecumenica», organizzato in collaborazione tra la Pftim ed il Segretariato attività ecumeniche – gruppo locale di Napoli. Relatori: il pastore Paolo Ricca, professore emerito di Storia del cristianesimo presso la Facoltà valdese di teologia (Roma); il prof. Pierluigi Cacciapuoti e il prof. Mario Santo Iadanza, docenti presso la Pftim.

«L’idea di organizzare un convegno su Lutero e la Riforma, nel contesto prestigioso della Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale-sezione San Tommaso – dichiara a riforma.it il prof. Lucio Baglio, responsabile napoletano del Segretariato attività ecumeniche – ci venne sul finire della scorsa primavera e, su suggerimento del pastore valdese Franco Mayer. Prendemmo contatti con don Gaetano Di Palma, vicepreside della Pftim, che sposò subito il progetto, garantendo la massima disponibilità della facoltà non solo ad accoglierci, ma anche a collaborare per commemorare degnamente, anche nella nostra area geografica, il 500° anniversario della Riforma protestante. E la collaborazione si esplicita in questo evento, che ha come sottotitolo la frase “Nello spirito di responsabilità ecumenica” e che ci permetterà di ascoltare tre voci significative, nell’ambito dei percorsi di studio centrati sui fermenti religiosi che animarono l’età umanistico-rinascimentale: quella in cui agì Lutero e si affermò la Riforma. Paolo Ricca, Pierluigi Cacciapuoti e Mario Iadanza sono tre intellettuali, la cui formazione e le cui scelte possono definirsi diverse, ma che hanno manifestato una grande attenzione al dialogo e una indubbia vocazione ecumenica».

«Il percorso ecumenico – prosegue Baglio – è un processo di riconciliazione, nel quale le varie chiese agiscono per rielaborare e superare quelle divergenze che sono fonte di divisione; così esse potranno finalmente riconoscersi come unica chiesa di Gesù Cristo e dare forma visibile a questa unità. Naturalmente gli spazi ecumenici non possono perdere di vista le diverse identità, ma le identità non vanno definite attraverso la contrapposizione. A questo percorso offre il suo contributo il Sae nazionale sin dal 1957, e da tre anni, anche nella nostra città – dove peraltro da tempo sono presenti altri organismi ecumenici – dove un gruppo locale di questa associazione di laici credenti promuove mensilmente studi biblici interconfessionali e progetta iniziative culturali che favoriscano quel confronto e quella conoscenza tra i credenti di diversa confessione, che è l’unica via per superare le diffidenze e aprirsi ad un sereno dibattito con una prospettiva senz’altro feconda».

«La sezione San Tommaso d’Aquino della Pontificia facoltà teologica dell’Italia Meridionale – ha dichiarato

Don Gaetano Di Palma, vicepreside della Facoltà, ha dichiarato che la sezione San Tommaso d’Aquino è onorata di ospitare quest’occasione di studio, organizzata insieme al Segretariato attività ecumeniche di Napoli, perché in linea con la sua tradizione che l’ha vista, fin dagli inizi, impegnata a coltivare lo spirito ecumenico nella formazione di chierici, religiosi e laici. «Voglio ricordare – ha dichiarato – il grande afflato ecumenico che ha sempre animato il compianto cardinale Corrado Ursi, che ha guidato la Chiesa di Napoli a recepire il Concilio Vaticano II e ha impostato le basi della nostra istituzione accademica. Dalla sua grande sensibilità, oltre che dall’insegnamento di non pochi maestri anche provenienti dalle altre confessioni cristiane, abbiamo imparato a coltivare e trasmettere l’amore per una Chiesa in cammino verso l’unità e soprattutto per Cristo, il “buon pastore» desideroso che «tutti siano una cosa sola». Di Palma ha in particolare ringraziato il Sae di Napoli per la cooperazione, auspicando un futuro in cui si possano approfondire le ragioni della reciproca fraternità.

Immagine: via istockphoto.com