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Imbrattato tempio protestante a Fontainebleu

Fontainebleu evoca ricordi assai poco piacevoli nel mondo protestante. E’ infatti il luogo in cui nel 1685 il re Sole Luigi XIV emanò il tristemente celebre editto che andava a sostituire quello di Nantes che, quasi un secolo innanzi, aveva concesso la libertà di culto agli ugonotti in terra francese.

Dai tempi di Luigi VI, anno 1100, vi sorge una dimora reale, prima casino di caccia e poi man mano vera e propria dimora alternativa rispetto a Versailles, fino all’impero di Napoleone Bonaparte che qui vi firmò l’abdicazione nel 1814.

Fontainebleu è tornata sotto la luce dei riflettori in questi giorni dopo la comparsa di una serie di scritte sulle cancellate e sulle mura del tempio protestante della cittadina. Scritte razziste, rivolte in particolare contro i 150 profughi che qui dovrebbero giungere in queste ore, quale parte della grande operazione di ricollocamento di donne, uomini e bambini seguita allo smantellamento della tristemente celebre “giungla” di Calais, uno dei tanti vergognosi emblemi di questi anni.

La scelta del luogo in cui esternare nobili slogan quali “Fuori i migranti, prima i francesi” e di imbrattare il portone principale con adesivi riportanti la scritta “Davanti all’invasione migratoria, si chiude!” non appare casuale, dato il noto impegno da parte delle chiese protestanti transalpine di fronte al dramma di centinaia di migliaia di persone in fuga da guerre e carestie. Impegno che si concretizza in una serie di iniziative a riguardo, racchiuse tutte sotto il cappello del progetto “Rifugiati, l’accoglienza innanzitutto”.

Non è Fontainebleu un caso isolato: proteste, a dire il vero poche, sempre guidate da numeri esigui di persone, si sono registrate in alcuni dei centri destinati a ricevere parte degli sfollati di Calais, sempre in attesa di poter raggiungere l’agognato Regno Unito. Ma mai al momento si era giunti a danneggiare un luogo di culto, seppur ovviamente in maniera vigliaccamente anonima. Seppur segnali inquietanti non sono mancati come i quattro spari che a Saint-Brévin, sull’Atlantico, hanno centrato il muro dell’edificio che dovrà accogliere 70 profughi. Anche qui ovviamente anonimi, ma terribilmente reali.

Sono circa 8 mila le persone che affollavano la bidonville affacciata sulla Manica e che ora sono in fase di ricollocazione in varie città e paesi francesi. Numeri non certo da invasione, ma che nonostante ciò, scatenano in alcuni reazioni che di umano hanno poco.

Immagine: Di Daniel VILLAFRUELA, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=51514212