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Terreni incolti: la proposta del Piemonte

 É stata presentata ieri sera, presso la saletta dell’Arte, a Luserna San Giovanni, la nuova Legge Regionale intitolata “Disposizioni per favorire la costituzione delle Associazioni Fondiarie e la valorizzazione dei terreni agricoli e forestali”. L’incontro è stato promosso da Valli Aperte, associazione nata dalla necessità di cominciare ad elaborare progetti ed iniziative specifiche che sappiano lanciare idee, raccogliere proposte e avviare una più ampia condivisione sui temi.

La conferenza ha visto l’intervento del Consigliere Regionale Elvio Rostagno, che ha esposto in modo chiaro e semplice i contenuti della legge recentemente approvata, corredato dalla testimonianza di Samuele Pigoni della Diaconia Valdese, il quale ha descritto il programma “Seminiamo cambiamenti” un laboratorio d’innovazione attraverso il quale si è cercato, al fine di raggiungere un impatto sociale e quindi di coinvolgere soggetti svantaggiati, di utilizzare gli strumenti dell’impresa agricola. Di fronte a un pubblico numeroso e partecipe, il consigliere Rostagno ha descritto il contesto dal quale è nata l’esigenza di questa normativa: «Siamo partiti dalla valutazione del fatto che, nei trent’anni compresi tra il 1982 e il 2010 la superficie coltivata è calata del 17% sul totale e ben del 43,7% nelle zone montane: una parte è dovuta al consumo di suolo, ma la maggior parte è imputabile al diffuso fenomeno dell’abbandono, causato in buona parte dall’estremo frazionamento di questi terreni, ridotti a unità talmente piccole da non rendere conveniente la coltivazione».

Come spiega Rostagno, lo Stato aveva, già nel 1978, emanato una legge per l’utilizzazione delle terre incolte, abbandonate o insufficientemente coltivate, ma la sua difficoltà di applicazione ne aveva frenato gli effetti benefici. «Di fronte a una costituzione che protegge in modo consistente la proprietà privata – spiega il consigliere – la soluzione cercata dalla Regione Piemonte è stata una legge che consentisse e favorisse un associazionismo semplice» Tra gli obiettivi di questa normativa c’è il recupero delle terre incolte e abbandonate e la promozione di iniziative di miglioria fondiaria.

Ma quali sono, nello specifico, i benefìci che la legge può apportare al territorio e quali sono gli strumenti utilizzati per raggiungerli? «L’applicazione della Legge 21 può portare alla valorizzazione del patrimonio dei proprietari, oltre a tutelare il paesaggio e frenare il dissesto idrogeologico. Gli strumenti messi a disposizione si articolano su tre assi: il riconoscimento da parte della Regione di contributi fino a 500 euro per il progetto e la realizzazione di migliorie fondiarie da parte dei proprietari, il contributo fino all’80% delle spese di costituzione di un’associazione e una tantum fino a 500 euro per i proprietari che conferiscono i loro terreni a suddette associazioni». In chiusura del suo intervento, Rostagno ha illustrato un’ulteriore azione da parte del Consiglio che ha il fine di rendere più agevole la gestione dei territori montani «Abbiamo impegnato la Giunta a farsi portavoce presso il Parlamento affinchè nel testo unico per le disposizioni concernenti le imposte di registro si preveda la quasi nullità di quest’ultime, prendendo atto del fatto che molti passaggi di proprietà non avvengono proprio per la consistenza delle spese a essa legate».

Immagine: Di Phalaenopsis Aphrodite from Italy – Langhe, CC BY 2.0, Collegamento