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La Marcia delle donne su Washington

Il 21 gennaio 2015, il giorno dopo l’insediamento del nuovo presidente Donald Trump, si svolgerà nella capitale americana la «Marcia delle donne su Washington». L’iniziativa, che aveva cominciato a prendere forma spontaneamente sui social media subito dopo la sconfitta di Hillary Clinton nelle elezioni dell’8 novembre, vede coinvolte diverse organizzazioni che hanno deciso di organizzare la manifestazione che prende il suo nome dallo storico evento che ebbe luogo il 1963 davanti al Lincoln Memorial quando Martin Luther King Jr. pronunciò il suo celebre discorso «I Have a Dream».

Bernice King, la figlia di Martin Luther King, ha espresso apprezzamento per il richiamo a quello storico evento, sottolineandone la portata. «Dal 1963 ci sono ancora molti diritti che non abbiamo raggiunto. Le donne di colore e le nostre famiglie stanno ancora cercando di garantire i diritti e la giustizia alle nostre comunità; questa marcia deve garantire anche tutto ciò», ha affermato la figlia del pastore battista premio Nobel per la pace.

Sul sito ufficiale dell’iniziativa si legge che la Marcia delle donne su Washington vuole inviare un chiaro messaggio al Governo tutto, non solo alla nuova amministrazione presidenziale, affinché i leader eletti si adoperino per proteggere e garantire i diritti delle donne, delle loro famiglie e delle loro comunità. L’organizzazione dell’evento è affidata a 4 co-presidenti e ad un comitato di coordinamento nazionale che stanno lavorando giorno e notte per tenere insieme i diversi soggetti che aderiscono all’iniziativa.

In un primo momento la manifestazione si sarebbe dovuta svolgere proprio davanti al Lincoln Memorial, ma purtroppo il National Park Service – visto che il giorno prima si svolgerà la cerimonia ufficiale di insediamento del nuovo presidente Donald Trump – non ha concesso i permessi necessari.

Tre delle quattro co-presidenti rappresentano i gruppi maggiormente presi di mira da Trump durante la campagna elettorale: Carmen Perez è latinoamericana, Linda Sarsour è musulmana americana, e Tamika Mallory è afroamericana. Le tre donne hanno affermato di voler assicurare che tutti i gruppi emarginati siano rappresentati in piazza il 21 gennaio, trasformando un evento promosso quasi esclusivamente da donne bianche in un movimento che tenga conto delle esperienze delle donne di colore, musulmane, LGBTQ e altro ancora.

«Non possiamo avere giustizia, se non sappiamo collaborare con le persone di diversa razza e provenienza», ha detto Mallory. «Stiamo lavorando tutto il giorno per mettere insieme quello che crediamo sarà uno dei momenti storici che vedrà donne diverse unite per far sentire la propria voce a favore delle comunità emarginate».

Le leader della marcia sostengono che l’evento non è anti-Trump, ma sicuramente la campagna elettorale del presidente, giocata su una retorica razzista, sessista e xenofoba, ha maggiormente motivato il raduno.

Perez ha affermato «L’unione delle donne di tutti i ceti sociali sfida il sistema razzista di questo paese, che va al di là di Trump», e Sarsour ha aggiunto che «è importante che come donne mostriamo che non abbiamo paura».

Il 21 gennaio 2017 la marcia si svolgerà nelle maggiori città di quasi tutti gli stati americani e anche in altri paesi nel mondo (Australia, Austria, Belgio, Canada, Inghilterra, Francia, Germania, Italia, Messico, Olanda, Nuova Zelanda, Norvegia, Spagna, Danimarca, Svizzera). In Italia la marcia è prevista a Roma dalle 10 in Piazza Venezia.