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L’integrazione passa dal lavoro

Oltre un anno fa la Diaconia valdese aveva avviato borse lavoro e tirocini con imprese del territorio. A distanza di 12 mesi, il programma si è evoluto: all’interno del servizio Rifugiati e Migranti del Diaconia valdese, un ufficio coordinato da Nicola Salusso si occupa proprio di queste attività. «Cerchiamo di inserire le persone all’interno di realtà produttive del territorio – spiega Salusso – e il nostro compito consiste nell’offrire la possibilità ai migranti e ai richiedenti asilo di svolgere un’esperienza lavorativa con borse lavoro pagate con fondi della Diaconia. Speriamo sempre che questa esperienza si possa trasformare in qualcosa di più stabile e magari in un contratto».

Nel 2016 sono state attivate 93 borse lavoro per richiedenti asilo ospiti delle struttura della Diaconia valdese tra val Pellice, val Chisone, Pinerolo e Torino, mentre da gennaio 2017 a oggi gli inserimenti sono stati oltre 60.

In provincia di Torino è già attivo un Sal, servizio di accompagnamento al lavoro, gestito dalla Diaconia e rivolto a soggetti italiani svantaggiati e disoccupati. Le borse lavoro, invece, sono dedicate a richiedenti asilo che ancora non hanno ottenuto, dopo il lungo iter, lo status di rifugiato. Si tratta per lo più di maschi tra i 20 e i 30 anni che hanno bassi profili professionali e quindi sono occupabili in aziende in cui si può lavorare manualmente. Le tipologie di lavoro principali sono l’agricoltura, la ristorazione, la ricettività, l’assistenza alle persone in enti pubblici, piccole industrie e nell’artigianato, oppure nei punti vendita della piccola e grande distribuzione.

Nel 95% dei casi le borse lavoro hanno un esito positivo, con soddisfazione tanto del datore del lavoro che del migrante, che hanno la possibilità di stabilire relazioni più solide e, nel caso del beneficiario, di imparare la lingua e un mestiere, ma anche di conoscere le regole del mercato del lavoro italiano. Inoltre, il posto di lavoro è uno tra i luoghi nei quali si trascorre più tempo, e proprio per questo viene considerato uno dei principali luoghi dell’integrazione sociale. In Italia non mancano ottimi esempi come il progetto Fosam, realizzato in Toscana a partire dal 2016 e finanziato dall’Otto per mille valdese.

Le borse lavorano durano 3 mesi, sono part-time e i costi sono a carico della Diaconia valdese. Nel 50% dei casi vengono continuate e prorogate a spese del datore di lavoro, dopodiché, un 5% di queste si trasformano in contratti più stabili. Dal 2016 ci sono state cinque borse lavoro concluse con contratti stabili, una a tempo indeterminato e quattro in apprendistato.

Alcuni esempi sono la Freudenberg di Luserna San Giovanni, che produce anelli di tenuta dei motori e che serve le maggiori case automobilistiche mondiali: dopo una borsa lavoro avviata dalla Diaconia valdese ha assunto S. con un contratto a tempo determinato.

Il Cortiletto, bar-ristorante di Torre Pellice, ha assunto H. con un contratto da apprendistato.

Il circolo Arci Nuovo Stranamore di Pinerolo ha assunto C. come aiuto-cuoco con contratto a tempo indeterminato.

La Ca’ Piana, pizzeria di Villar Pellice ha assunto N., arrivato a Villar nell’agosto 2015 con i 60 ospitati allora alla Crumiére, con un contratto part-time a tempo determinato di sei mesi. Il Vecchio Piemonte-Blancio, pizzeria-ristorante di Torre Pellice e Luserna San Giovanni, dopo la borsa lavoro e il tirocinio ora assumerà A. con un contratto da apprendistato come cuoco-pizzaiolo.

Immagine: Diego Meggiolaro