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La chiesa a due velocità

Quando Ondrej Prostrednik ha tenuto un discorso durante il gay pride di Bratislava lo scorso 19 agosto, si è presentato come teologo e cristiano evangelico che parla in nome di quei cristiani non concordi con l’approccio ostile che certe chiese hanno nei confronti del panorama Lgbt. Ha inoltre aggiunto di augurarsi che la sua chiesa di appartenenza possa sostenere l’iniziativa per consentire a queste persone di registrare in qualche maniera la propria unione: «Voglio che le chiese tutte abbandonino la loro assurda connessione fra comunità Lgbt e minaccia alla cosiddetta famiglia tradizionale. Voglio che le chiese smettano di parlare di ogni minoranza come di qualcosa che violi tradizioni, continuità, sicurezza».

Dopo tutto ciò il vescovato della Chiesa evangelica della Confessione Augustana ha deciso di spogliare Prostrednik del ruolo, impedendogli di continuare a insegnare alla Facoltà teologica

evangelica dell’università Comenius, il più grande ateneo della Slovacchia.

Nella motivazione inviata a Prostrednik e all’università, il vescovato prende le distanze dalle frasi del teologo, accusato di abusare della libertà concessa dall’attività accademica e di ricerca per influenzare le opinioni con affermazioni in contrasto con i dettami della Chiesa evangelica della Confessione di Augusta, e di aver in questo modo oltraggiato molti fedeli con le sue dichiarazioni.

«Il vescovato non può chiudere gli occhi di fronte alle azioni di Ondrej Prostrednik, quindi ha deciso di rimuoverlo dalla sua missione canonica a far data dal 15 settembre» conclude il testo.

Il teologo dal canto suo afferma di non aver mai assistito ad un simile divieto di insegnamento: «Il contratto da me firmato è con l’università, non con la chiesa. Il fatto che la chiesa impedisca di insegnare in una società secolare è qualcosa di impossibile». Infatti i vertici dell’ateneo non hanno alcuna intenzione di rimuovere Prostrednik dal proprio incarico e nemmeno sanzionarlo per alcun motivo come ha affermato il decano Lubomir Batka.

Non è questo il primo caso che ha visto coinvolta la denominazione protestante slovacca. Pochi mesi fa il pastore Jakub Pavlùs era stato licenziato a seguito della sua presa di posizione a favore dei matrimoni fra persone dello stesso sesso, nonostante l’apprezzamento dimostato nei suoi confronti dai membri di chiesa, pure di quelli contrari ad un’apertura rispetto all’idea di famiglia tradizionale. Sposato, padre di due bambini, la perdita del posto è stato ovviamente un grosso problema per Pavlùs e la sua famiglia. Il quale però ha accettato l’offerta di lavoro dei vicini di casa della Chiesa evangelica dei fratelli boemi alle prese con un calo di pastori e caratterizzata da posizioni assai più aperte sull’argomento in questione. Tutti felici, ma un’occasione persa per un passo in avanti nell’accoglienza da parte della denominazione slovacca.

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