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Resilienza e unità

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Olav Fykse Tveit, ha partecipato – lo scorso 30 settembre – all’incontro di inaugurazione del XVI Sinodo della Chiesa dell’India settentrionale (Cni), quest’anno incentrato sul tema «La vendemmia è importante ma i lavoratori sono pochi».

A Nuova Delhi, Tveit, ha ricordato la sfida del Cec per raggiungere la piena unità ecumenica come testimonianza e servizio per la giustizia e la pace ed il percorso fatto insieme alla Cni: «Fin dal suo esordio, nel 1970, la Cni ha potuto usufruire dell’abbondanza dei frutti del suo lavoro – ha ricordato Tveit –, un raccolto che è stato sempre abbondante. La Cni è l’esempio di come si dovrebbe praticare l’ecumenismo di base e di come questo debba essere vissuto nelle chiese, attraverso la testimonianza della fede e attraverso la capacità di resilienza quotidiana. La maggior parte delle vostre chiese – ha proseguito Tveit – opera in comunità emarginate e le vostre opere sanitarie, come le istituzioni educative, sono importanti e oggi ampiamente rinomate, proprio perché raggiungono e sostengono l’esistenza di molte persone emarginate. Il frutto delle vostre fatiche, grazie ai nostri missionari locali e stranieri, deve oggi ricevere il nostro più sentito ringraziamento e tutta la nostra riconoscenza».

Servire, lavorare, testimoniare tutti insieme è urgente, ha proseguito Tveit: «Ci sono tante forze nel mondo che stanno cercando di frammentarci, di dividerci come esseri umani. Alcuni di loro lo fanno addirittura in nome della religione, altri nel nome di Gesù. C’è invece una volontà diffusa e comune, come la nostra di organismo ecumenico, che è quella di promuovere e cercare a tutti i costi una testimonianza comune, un servizio condiviso; quella di unire le agende ecumeniche, le risorse, le forze, a difesa di coloro che hanno bisogno di tutta l’attenzione possibiile, i più deboli, i più vulnerabili. Siamo stati creati per essere comunità nella diversità, nel rispetto reciproco di giustizia e pace per tutti», ha ricordato Tveit.

Il Consiglio ecumenico delle chiese supporta i suoi membri che operano nel mondo nel «segno dell’amore perché ci chiamati a pregare, predicare, mostrare il regno di Dio – ha concluso Tveit –. Spesso i percorsi del nostro pellegrinaggio sono difficili e ci portano in luoghi di incertezza, di vulnerabilità, luoghi che vivono minacciati e devastati da guerre e povertà. Ma, anche quando ci chiediamo sconsolati come procedere in futuro, nel cammino e come pellegrini della Terra, dovremo sempre ricordarci che non siamo soli. Siamo circondati da una grande nuvola di testimoni regalataci da Dio incontrata, nel nostro cammino, per raggiungere insieme l’unità nella giustizia e nella pace».

Immagine: via Oikoumene