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In California le chiese offrono rifugio dalle fiamme

Continuano a giungere dalla California immagini di devastazione in paesaggi completamente carbonizzati dalle fiamme che oramai da giorni stanno facendo tabula rasa di case e terreni, boschi e opere umane. Cresce il numero delle vittime e continua ad esser elevato quello dei dispersi in quella che rischia di divenire una delle peggiori tragedie naturali della recente storia statunitense.

8000 vigli del fuoco, 550 mezzi di terra, 30 aerei anti incendio, 73 elicotteri e un Boeing 747 trasformato in gigantesco Canadair: i numeri delle forze in campo sono impressionanti ma impressionanti sono anche i dati al momento disponibili: oltre 70 mila km quadrati bruciati dagli incendi negli ultimi 7 giorni. Decine di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni (gli edifici carbonizzati sono ben oltre i 3500) e i danni appaiono incalcolabili al momento (completamente distrutte ad esempio le vigne delle contee di Napa e Sonoma, celebri per i grandi vini prodotti).

E’ in corso una grande operazione di accoglienza delle oltre 50 mila persone che al momento hanno abbandonato le proprie case. Palazzetti dello sport e supermercati diventano improvvisati luoghi di ricovero. Fra questi si segnalano moltissime chiese, che si stanno organizzando per fornire appoggio logistico e ristoro.

Dalla Petaluma Church of Christ che, risparmiata dalle fiamme sta accogliendo i fuggiaschi di Santa Rosa, alla presbiteriana Church of the Roses, è lungo l’elenco della solidarietà. Coinvolti anche i membri di chiesa che stanno portando vestiario e cibo per gli sfollati. Si passa dalla chiesa episcopale St. Sthepen di Sebastopol alla St. James church, cattolica, di Sonoma. E poi ancora altre, di varie denominazioni, tutte sommerse di persone bisognose e sommerse anche di doni della generosa comunità locale.

Molte sono anche le chiese e gli edifici connessi, scuole e istituti sociali ad aver subito gravi danni.

Intanto è anche emergenza inquinamento, con i valori di monossido di carbonio cresciuti a dismisura e il forte vento che alimenta le fiamme e spinge le nubi a centinaia di km di distanza dagli epicentri degli incendi.

Immagine: di George Robertson