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Oriente incontra Occidente

A Roma, il Polo museale del Lazio propone un viaggio tra Oriente e Occidente, come dice il titolo della mostra, sulle tracce della via della seta marittima tra il XIII e il XVII secolo.

Parliamo di una mostra che nasce all’interno di un progetto più ampio, di durata decennale, e che prevede un accordo tra il nostro Ministero dei beni Culturali e la Repubblica Popolare Cinese, con un obiettivo preciso: far conoscere agli italiani la cultura cinese e ai cinesi la cultura italiana. Questo passa attraverso l’organizzazione di una serie di mostre, per l’esattezza cinque in Italia, a Palazzo Venezia, e cinque a Pechino. Quella che è stata da poco inaugurata è l’ultima della serie e intende mostrare un aspetto inedito, almeno per il grande pubblico, della civiltà cinese. La maggior parte degli studi e dell’attenzione mediatica si è sempre concentrata sulle vie della seta di terra, ma è dimostrato che accanto a queste c’è una via che percorreva i mari, una via che ha una storia lunga secoli e che risulta altrettanto importante. Ce ne parla la direttrice del Polo museale del Lazio, la dottoressa Edith Gabrielli.

In che modo questa via alternativa ha inciso sui popoli che attraversava e sulla loro storia?

«L’esposizione è stata chiamata Oriente incontra Occidente proprio perché dimostra che, attraverso questa via di scambi, si realizza un incontro tra civiltà diverse anche con delle influenze reciproche di una cultura verso l’altra. La mostra è stata curata da Wei Jun, Direttore del Museo Provinciale del Guangdong, uno dei più importanti della Cina, che ha prestato una grandissima attenzione e ha fatto una selezione tra le opere che a suo avviso erano più significative, quelle che rappresentano questa confluenza tra civiltà diverse. Per esempio ha portato in mostra una statuina che dimostra, a suo avviso, la profonda influenza nel mondo cinese dell’iconografia della Madonna».

Qual è il percorso espositivo?

«La mostra è costituita da quattro grandi sezioni. La prima è dedicata all’illustrazione della via della seta marittima, la seconda illustra la via delle spezie e della porcellana, la terza è la via delle religioni e infine la quarta lavora sugli scambi culturali, ovvero il passaggio di esperienze e di culture da una realtà all’altra. Un percorso che ci permette di raggiungere almeno tre obiettivi: in primo luogo farci conoscere questa cultura, quella cinese, che sappiamo tutti essere antichissima ma della quale spesso sappiamo davvero poco. Il secondo obiettivo è qualcosa che a Roma percepiamo come elemento sensibile, ovvero far sentire ai sempre più numerosi turisti cinesi un’attenzione per il loro mondo; non è neanche raro che vengano anche a visitare la mostra. Infine questo percorso ci permette di aprire uno squarcio sulle ricerche, sull’approccio nuovo che gli studi stanno avendo in Cina rispetto alla loro stessa cultura. Abbiamo quindi la scoperta complessiva di questo tema, quella della via della seta marittima, ma anche la presentazione di alcuni oggetti che sono stati scoperti durante scavi archeologici recenti; possiamo quindi accedere al passato della storia cinese ma anche nell’attualità del mondo culturale che anima adesso il paese»

Questi incontri culturali sono propedeutici ad altri tipi di scambi?

«Credo che gli intellettuali e la classe politica più avveduta abbiano ben chiaro che la cultura non è un aspetto marginale, da “terza pagina”, ma un fattore strutturale. Proprio attraverso la cultura passa la possibilità di far conoscere i popoli, di creare ponti e quindi anche di abbattere una serie di resistenze e di aggressioni reciproche. In questo senso la mostra è sicuramente un baluardo di civiltà e apre alla possibilità più concreta di ulteriori scambi tra due paesi che hanno in comune una civiltà di lunghissima tradizione ma anche l’onere di dover riflettere su questa realtà. Io credo che, per chi si occupa di patrimonio culturale, l’incontro con le realtà non solo europee e americane, che sono quelle con cui più spesso ci confrontiamo, ma anche con tutto il mondo asiatico, in tutte le sue differenti declinazioni, sia un elemento fondamentale. Dobbiamo avere ben presente che tra i musei e le mostre più visitate, ci sono quelle che vengono ospitate in Asia».

Immagine via Associazione Culturale Kairós