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Bombe sul Natale del Pakistan

Domenica  17 dicembre erano almeno 400 le persone all’interno della Bethel Memorial Church, una chiesa metodista di Quetta, cittadina del Pakistan vicina al confine afghano. Riunite per il culto a pochi giorni dal Natale. Fra loro molti bambini, perché per tutto il mese erano previste attività specifiche per gli alunni delle scuole locali. Durante il culto l’assalto di 4 terroristi: fra bombe e spari l’ormai solito drammatico resoconto di sangue e disperazione. 9 morti, 50 feriti, un bilancio che poteva rivelarsi peggiore senza il pronto intervento delle forze dell’ordine e senza le misure di sicurezza di cui la comunità si era già dotata, in una regione in cui il terrorismo dell’Isis ha già colpito a più riprese chiese e moschee. Pronta è giunta infatti la rivendicazione dello Stato Islamico attraverso l’agenzia stampa di riferimento, Amaq.

Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) attraverso un comunicato redatto a poche ore dai tragici fatti ha condannato « questo tragico disprezzo per la vita umana in un momento in cui le persone erano riunite per pregare in comunità. Non permetteremo che questo atto devastante indebolisca la nostra Fede, la nostra unità e il nostro lavoro comune per la pace e la giustizia del mondo».

In Italia è la comunità metodista di Roma a esprimere immediata vicinanza ai fratelli e le sorelle in Pakistan:

«Siamo sconvolti per l’attentato kamikaze che ha colpito la chiesa sorella Metodista, durante il culto domenicale.
Cordoglio, silenzio, preghiera e vicinanza nella fede esprimiamo ai nostri fratelli e sorelle pakistane.
Colpire una comunità di fede, durante il momento più alto del culto domenicale, è un attentato contro ogni credente, contro ogni confessione e religione.
Ogni uomo e ogni donna credente è oggi colpita, ferita e uccisa a Quetta.
Malvagia è la mano, il cuore e la stessa fede che arma e colpisce in nome di una religione che nulla ha in comune con l’odio e la morte.
Le religioni, i credenti di ogni fede, nulla condividono con chi usa la violenza e la morte come voce e arma contro i propri fratelli e sorelle, contro uomini e donne di Quetta oggi, e di ogni altro tempio, chiesa, sinagoga e moschea ieri.
Nei giorni di attesa della nascita dell’Amore, la nascita di un bambino povero tra gli ultimi di Betlemme, come chiesa metodista di Roma non possiamo che pregare per il dono della pace, pace agli  uomini e alle donne amate dal Signore, e così rinforzare la nostra certezza che la vita non finisce. Questa certezza del dono della pace e della resurrezione siano forza per i nostri fratelli e le nostre sorelle colpiti nel dono grande della vita. Domenica prossima durante il nostro culto domenicale pregheremo per la pace contro ogni violenza compiuta nel Nome di Dio e ricorderemo i fratelli e sorelle colpite a Quetta e in ogni altro tempio di fede e di pace».

L’intervista di Radio Beckwith alla pastora Joylin Galapon (chiesa metodista di Roma)

 

Il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini ha manifestato la vicinanza con «Un pensiero e una preghiera per le sorelle e i fratelli metodisti di Quetta che si trovavano in chiesa numerosi per il culto domenicale quando l’attacco kamikaze li ha colpiti, causando morti e feriti».