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Metodo scientifico e autorità della religione

Il suo corpo era ancora caldo, come si dice, e già di là dal Tevere si affannavano a proclamare che «non era ateo, voleva contribuire al dialogo tra fede e ragione scientifica» (Sànchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, di cui Stephen Hawking era membro). Eppure in più occasioni il fisico inglese, esperto di cosmologia, la scienza che si chiede come sia nato il nostro mondo, era stato piuttosto chiaro sull’argomento. In un’intervista rilasciata al quotidiano El Mundo afferma che l’Universo «può essersi creato dal nulla, per generazione spontanea. Nel passato, con scarse conoscenze scientifiche, era logico credere che fosse stato un Dio a creare l’Universo.

Ora però la scienza offre una spiegazione più convincente. Non c’è nessun Dio. Sono ateo. La religione crede nei miracoli, ma questi non sono compatibili con la scienza». Oppure nel suo libro Il grande disegno spiega come lo spazio e il tempo siano nati con il Big Bang. «Non si può arrivare a un tempo prima del Big Bang, perché non c’è un prima. Abbiamo trovato qualcosa che non ha una causa, perché non c’era un tempo in cui quella causa potesse esistere. Quindi non c’è spazio per un creatore. C’è una fondamentale differenza tra la religione, che è basata sull’autorità, e la scienza, che è basata su osservazione e ragionamento», conclude. «E la scienza vincerà perché funziona». Mi pare che non vi sia spazio per ambiguità: condivisa o no, è una posizione che merita rispetto.

Giordano Bruno sosteneva che la Terra è solo uno di infiniti mondi, e sappiamo che fine ha fatto. Dal canto suo Hawking aveva sposato l’ipotesi del multiverso, cioè l’esistenza di molti (infiniti) Universi, di cui solo alcuni con leggi naturali tali da consentire la vita. Noi albergheremmo in uno di essi. Congetture, si potrebbe sostenere a ragione, tutte da verificare, che non giustificano il credito e la fama di cui gode Hawking. Nella sua carriera scientifica ci sono infatti risultati più concreti, anche se sempre teorici.

Il più importante è forse aver scoperto che i buchi neri possono evaporare. Secondo la Teoria della Relatività Generale un buco nero è un oggetto caratterizzato dalla sua Massa, che genera una forza di gravità a cui nulla può sfuggire, nemmeno la luce. Ecco perché è nero. Gli astronomi hanno dimostrato la presenza di enormi buchi neri al centro di molte galassie. Tutto ciò che entra nel raggio di azione di un buco nero viene fagocitato, contribuendo ad accrescerne la Massa e quindi la voracità. Di conseguenza tutto l’Universo finirà in un enorme buco nero. Utilizzando le leggi della Meccanica quantistica e della Termodinamica Hawking riesce invece a dimostrare che dai buchi neri possono sfuggire delle particelle per effetto tunnel. Un fenomeno, chiamato «Radiazione di Hawking», che riduce la massa del buco nero. Tale radiazione è molto debole e perciò difficilissima da osservare. Questo è anche il motivo per cui non ha vinto il Nobel: le scoperte teoriche vanno confermate da evidenze sperimentali. Qualche timida indicazione c’è, ma è ancora poco, e per ora la Radiazione di Hawking rimane una (bella) teoria.

Professore di matematica a Cambridge (lui che era di Oxford), tenne per trent’anni la cattedra che fu di Isaac Newton. Rifiutò il titolo di cavaliere (Sir) perché «ne detesto il concetto». Ma più ancora che per la sua carriera di fisico, Hawking è stato straordinario per la caparbietà e l’ironia con cui ha lottato contro una terribile infermità che lo ha privato del movimento prima e della parola poi. Da tempo era costretto su una sedia a rotelle, e per esprimere il proprio pensiero al mondo esterno doveva utilizzare un computer munito di un sintetizzatore vocale, diventato negli anni obsoleto. In un’occasione gli chiesero se non avrebbe preferito un sintetizzatore più moderno, magari con un accento britannico che meglio si adattasse alle sue origini. Risposta: «No, l’accento americano mi garantisce un miglior successo con le donne». Un proverbio di dubbio gusto recita che «morto un papa se ne fa un altro». La stessa regola non vale per certe menti della Fisica, che sono merce molto rara.