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Uganda. Anglicani e cattolici ricordano le loro vittime

Migliaia di cristiani provenienti da tutta l’Uganda, e dai paesi limitrofi, si sono riuniti ieri a Namugongo per commemorare con preghiere e culti speciali i 45 martiri ugandesi che il 3 giugno del 1886 furono brutalmente assassinati da re «Kabaka» Mwanga II, sovrano di Buganda. Ad essere arsi vivi, 23 anglicani e 22 cattolici per aver rifiutato di ritrattare la loro fede. I servizi religiosi in loro memoria si sono tenuti sia nel santuario anglicano sia in quello cattolico, e i sermoni sono stati guidati dai vescovi delle due chiese.

L’arcivescovo anglicano Stanley Ntagali, intervenendo al santuario cattolico ha detto, «qual è il ruolo della nostra chiesa di fronte a tali ed efferati omicidi? Sia quelli avvenuti nel passato, sia quelli di oggi spesso accompagnati da rapimenti; atti che stanno logorando e minando la pace nel nostro paese. Una risposta può essere quella di chiedere la pace, di invitare alla tolleranza, all’ascolto, all’unità. Il nostro appello di pace lo rivolgiamo agli organi di sicurezza nazionale ai quali chiediamo di intervenire con determinazione per porre fine al più presto a questo caos. Viviamo in un mondo malvagio e dobbiamo aiutarci l’un l’altro; incoraggiarci e pentirci per i nostri errori».

L’arcivescovo cattolico Cipriano Kizito Lwanga, ha chiesto agli ugandesi di pentirsi per i rapimenti e le uccisioni di donne e bambini che avvengono nel paese. «Abbiamo perso molte vite a causa di rapimenti e di omicidi. Oggi, giorno di riflessione e di ricordo, è il tempo per pentirci. Dobbiamo chiedere a Dio di perdonarci perché abbiamo peccato in modi diversi. I martiri hanno sofferto a causa della loro fede e come Consiglio congiunto cristiano abbiamo deciso evitare proselitismi o richieste di conversione e invitare all’unità per combattere il male che affligge il nostro paese».

Papa Francesco nel 2015 fece visita in Uganda al santuario anglicano insieme all’arcivescovo Stanley e parlò di «ecumenismo del sangue nato dai testimoni che hanno alimentato il dono della fede in Gesù Cristo, anche a costo della vita in giovane età».