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Madagascar, le chiese troppo impegnate per le prossime elezioni

Una dichiarazione importante di un’istituzione influente. Questa settimana, sulla grande isola, l’Ffkm o Consiglio ecumenico delle chiese cristiane del Madagascar ha invitato i fedeli cattolici e protestanti ad andare alle urne durante le elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 7 novembre. Ma soprattutto ha disegnato il ritratto del candidato ideale ai suoi occhi. Un ritratto che ruota attorno a cinque punti e che assomiglia a un invito di voto sebbene non sia indicato alcun nome.

La dichiarazione è firmata dai quattro capi delle Chiese cristiane dell’isola. Con franchezza, elenca cinque criteri che il candidato da eleggere deve soddisfare nel suo comportamento e nella lotta per la verità, avendo già dimostrato la capacità di ricostruire il paese, o di essere un politico aperto e attento.

Alcuni passaggi del testo suscitano qualche perplessità, specialmente nel contesto in cui l’attuale Costituzione parla di uno stato secolare, soprattutto nei passaggi che affermano che il candidato ideale debba essere un credente in una fede che predica la Santa Trinità. Questo è un modo per tagliare fuori le sette, con alcuni dei leader spirituali candidati per le elezioni presidenziali.  Ma anche i candidati di fede islamica.

Molti utenti di internet hanno descritto queste parole come un’interferenza dei religiosi in politica, ma c’è chi riconosce che l’Ffkm ha svolto un vero ruolo di mediazione in tutto ciò che è stato conflitto politico in Madagascar in questi anni.

Nel metter nero su bianco di voler «assumere il ruolo di guida» nell’ aiutare i fedeli a scegliere tra i 36 candidati, le chiese cristiane assumono nuovamente un ruolo da protagoniste delle elezioni. Un’autorità spirituale con innegabile peso socio-politico, capace di influenzare l’elettorato. Circa la metà della popolazione malgascia appartiene alle chiese membro del Consiglio cristiano delle chiese (chiesa cattolica, chiesa riformata Fjkm, chiesa luterana, chiesa episcopale); l’altra metà è dedita a culti animisti, ed è presente una minoranza musulmana

Il Consiglio delle Chiese cristiane del Madagascar ha indubbiamente giocato un ruolo importante di mediazione, capace di far sedere allo stesso tavolo i principali leader politici del paese per disegnare una road map plausibile per giungere a nuove elezioni. Risultato ottenuto se è vero che il prossimo 7 novembre i cittadini saranno chiamati a scegliere il nuovo presidente. Fra i candidati molti hanno avuto ruoli, anche importanti, all’interno delle principali chiese dell’isola. Fra tutti Marc Ravalomanana, gran finanziatore e per quasi 20 anni vice presidente della chiesa Fjkm, già presidente della nazione dal 2002 al 2009 prima della guerra civile, dell’esilio, del ritorno, della permanenza in carcere e della grazia nel 2015. Il pericoloso connubio non pare certo sciogliersi, anzi.