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Interpretare la convivenza tra diverse fedi nell’Italia moderna

Si è svolto dal 6 al 9 settembre il Convegno della Società di studi valdesi (Ssv), L’Italia tra Europa protestante e Mediterraneo islamico (secoli XVII-XVIII), organizzato da Dino Carpanetto e Patrizia Delpiano (Università di Torino). Vi hanno partecipato alcuni tra i più importanti storici italiani, rispettando così la tradizione che ormai da più di cinquant’anni fa di Torre Pellice un centro di richiamo per la discussione storiografica. Accanto a loro hanno avuto un posto da protagonisti dieci giovani studiosi, vincitori delle borse di soggiorno offerte dalla Ssv, che hanno discusso i temi di ricerca in cui sono impegnati.

Sono seguiti i lavori veri e propri con una serie di interventi che da tanti punti di vista hanno scandagliato il confronto e lo scontro tra opposte confessioni e fedi, le modalità con cui i paradigmi della diversità si sono plasmati, la loro evoluzione e, non ultimo, la loro critica. Il fuoco dell’attenzione è stato la penisola italiana che, tra i secoli XVII e XVIII, si ritrovò al centro di interazioni tra personaggi e idee di religioni differenti. Un’Italia come crogiuolo di confronto, dunque, ma anche di tensioni che devono essere riconosciute come parte insopprimibile di questa storia.

Tre nuclei tematici hanno fornito la cornice degli interventi: immagini, miti, vite concrete. Queste dimensioni, anziché rimanere separate, si sono intrecciate nel corso delle giornate, riuscendo a coniugare approcci di storia sociale, culturale e delle idee, grazie all’incontro di competenze plurime, dalla storia, alla letteratura, alla filosofia. Non appare possibile racchiudere in una formula sintetica i contenuti delle relazioni. Un’operazione che, del resto, non si rivelerebbe neppure consona allo spirito del convegno, che ha inteso sottolineare la varietà, traducibile in ricchezza di contenuti e di metodi, rispecchiati dall’ampia gamma di prospettive storiche offerte dalle relazioni. 

Originale la formula che ha regolato le giornate: al posto del modulo canonico, gli organizzatori hanno lasciato ampio spazio agli interventi dei partecipanti, per favorire la discussione, che in effetti è stata intensa. Lo scopo era di intercettare le sollecitazioni che stanno rinnovando il mondo della ricerca, non solo storica, e la stanno dislocando sul piano della storia globale.

Il Convegno ha inoltre offerto l’occasione per presentare alcune iniziative della Ssv: l’attivazione del sito on-line della rivista Riforma e movimenti religiosi, così come l’inserimento di una sezione monografica dedicata al ricordo di Giovanni Miccoli, grande storico del cristianesimo e della Chiesa.

Ciò che queste giornate di studio hanno consegnato ai partecipanti è stata la percezione delle diverse linee lungo cui è possibile muoversi tra i confini della storia. Una percezione che raccorda saldamente ricerca storica e realtà contemporanea. Le società multiculturali di oggi pongono problemi nuovi con cui si misurano le discipline storiche. Ma anche le culture religiose sono coinvolte in questa grande trasformazione. Senza tale consapevolezza le realtà a cui abbiamo ancorato il nostro presente diventeranno piccoli mondi antichi, rassicuranti per pochi, inutili ai più. Per non smarrirsi occorre guardare ai grandi problemi del mondo globale: è questo in sintesi il senso ultimo del convegno. È questa la sfida cui sono chiamate le forze politiche, le chiese, il mondo della ricerca, se si vuole lavorare a un futuro basato sull’integrazione e non sull’arroccamento identitario.