Legittima difesa, un messaggio culturale
Mercoledì 6 marzo la Camera dei Deputati ha approvato con 373 voti favorevoli, 104 contrari e 2 astenuti la nuova proposta di legge sulla legittima difesa, che entro la fine di marzo dovrebbe essere approvata in forma definitiva anche al Senato, nonostante l’opposizione di parte del Movimento 5 Stelle.
Il nuovo testo modifica due articoli del codice penale con lo scopo di rendere più ampio il concetto di legittima difesa. All’articolo 52 viene aggiunto l’avverbio “sempre” riferito alla proporzionalità tra offesa e difesa, richiesta per legittimare il ricorso alla legittima difesa. Con la riforma, quindi, la difesa è “sempre” legittima se l’aggressione avviene in casa o sul posto di lavoro, ed è “sempre” legittima anche se la persona reagisce a una violenza o minaccia. Le modifiche apportate all’articolo 55, che parla dell’eccesso colposo di legittima difesa, fanno sì che non possa essere colpevole di eccesso di legittima difesa chi si difende da un’aggressione nella propria abitazione, collegando quindi in modo ancora più forte i concetti di proprietà e sicurezza.
L’avvocato Eriberto Rosso, segretario dell’Unione delle Camere Penali italiane, spiega che se la riforma entrerà in vigore «ci troveremo di fronte a una causa di giustificazione assolutamente modificata nella sua essenza». In particolare, secondo Rosso, «il punto è che si mette in discussione il sistema in una situazione di difficilissimo equilibrio che l’ordinamento penale aveva individuato. La modifica è sicuramente pensata per limitare le situazioni di intervento e di valutazione da parte del giudice, questo è l’intento del legislatore espresso anche nella relazione alla riforma».
Si può quindi ritenere che questa riforma voglia innanzitutto veicolare un messaggio culturale, farsi espressione a norma di legge di una cultura giuridica, quella che, per usare le parole del segretario dell’Unione delle Camere Penali, «spinge sul piano della superiorità della difesa privata più che della difesa legittima, un segno dei tempi e del populismo giudiziario».
Sullo sfondo rimane però un timore, espresso soprattutto dalle opposizioni in Parlamento, secondo cui questa legge, unita alle norme sul porto d’armi approvate la scorsa estate, potrebbe spingere verso un aumento delle vendite delle armi. Tuttavia, già oggi ottenere un porto d’armi in Italia non sembra essere particolarmente difficile. Secondo Giorgio Beretta, analista dell’Opal (Osservatorio permanente sulle armi leggere e politiche di sicurezza e difesa), «oggi in Italia è più difficile ottenere la patente per guidare l’auto che una licenza per armi per uso sportivo, per la caccia o il cosiddetto “nulla osta”». Insomma, anche in questo senso, un messaggio più che una riforma.