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Bibbia, un dono accessibile a tutti e tutte

Una riscrittura di alcuni brani della Bibbia a beneficio di persone con disabilità cognitive: come riferisce l’agenzia stampa svizzera Réformés, l’iniziativa avviata nella diocesi cattolica di Tolosa in Francia. Per cura dei servizi per la catechesi e la pastorale dei portatori di handicap sono stati riscritti 32 testi biblici, in un linguaggio adattato a portatori di disabilità mentali, operazione compiuta seguendo le direttive di una norma europea. Alcune regole appaiono chiaramente dal testo di esempio relativo all’annunciazione, qui riportato: non si usano i pronomi impersonali (egli, loro…), le frasi sono di lunghezza ridotta e i valori numerici sono espressi in cifre; altre indicazioni riguardano l’impaginazione e il tipo di grafica.

«È noto come sia difficile rendere le cose semplici, e brevi: questo è un esercizio elaborato di “riduzione all’essenziale” – dice il pastore Enrico Benedetto, docente di teologia pratica alla Facoltà valdese di Roma –; già da tempo esistevano Bibbie in lingua francese “fondamentale”, cioè in una lingua alla portata di tutti, in cui si riduce il lessico, cioè il numero di parole impiegate. Qui c’è invece un forte lavoro sulla sintassi; non si costruiscono i periodi con frasi subordinate, ma si procede con frase tutte principali, con i verbi tendenzialmente all’indicativo e con una struttura “soggetto-verbo-predicato”, frasi di 5-6 parole e ritmo incalzante: naturalmente la procedura è fattibile soprattutto con passi narrativi. Qui le singole frasi mi sembrano avere un impatto forte rispetto alle versioni a cui siamo abituati. Dunque questo lavoro parla a una parte non trascurabile di popolazione e poi ci sono dei criteri, c’è un metodo, non è “il semplice per il semplice”. Questo “assaggio” potrebbe condurre lontano, per esempio a una riscrittura dei Vangeli».

I dialoghi sembrano essere riscritti come in un testo teatrale… «E questo è molto positivo: il fatto che il testo sia tipograficamente “centrato” significa ne fa cogliere immediatamente l’ampiezza della frase, evitando gli “a capo”; soprattutto si ha l’idea visiva di andare lungo un nucleo centrale, come discendendo in un pozzo o procedendo lungo una strada. Il problema di ogni Bibbia, ragionando in termini tipografici, è che sulla pagina ne vengono saturati tutti gli spazi, utilizzando dei caratteri con poco volume: così si finisce per “microfilmare” la Bibbia, altro che essere gradevole alla lettura! In questa forma invece il testo prende quasi una forma musicale, a ogni frase succede qualcosa, ci si trova davanti a un paesaggio che parla da solo».

Che cosa ne pensa, invece, chi opera quotidianamente nell’ambito dell’educazione e della disabilità? Sara Favout è educatrice professionale e operatrice di Comunicazione aumentativa alternativa (Caa) presso l’istituto Uliveto di Luserna S. Giovanni (To): «Lavorando io e i miei colleghi da tanti anni nella Caa, con persone che hanno difficoltà a seguire i comuni canali della comunicazione come la scrittura e il linguaggio verbale, sappiamo che rendere accessibili le comunicazioni è un diritto fondamentale, dà la possibilità a ogni persona di essere cittadino, di leggere e capire in modo autonomo, rendendosi indipendente.. In una storia, si tratta di mettere in risalto gli elementi più importanti, le connessioni causa/effetto, facendo arrivare i concetti anche a chi ha difficoltà di carattere cognitivo. Sono progetti che additano a una società davvero più inclusiva: chi riesce può poi approfondire, ma intanto un livello base accoglie tutti».

Altre esperienze vanno nella stessa direzione di quelle francesi: «Da qualche anno collaboriamo con il Centro culturale valdese per i Musei storico ed etnografico – prosegue Favout –: le guide hanno ricevuto una formazione per l’utilizzo di strumenti, tecniche e strategie che permettano di rendere più comprensibile la visita a bambini o persone che parlano lingue extraeuropee non tradotte dalle guide o dal materiale scritto. L’anno scorso si è tenuto un convegno su questi temi, invitando un gruppo di Trieste che lavora proprio sul “linguaggio facile da leggere” in ambito museale. In passato, all’interno dell’Uliveto, abbiamo attivato una biblioteca per bambini da 0 a 13 anni, “traducendo” molte storie, per gli ospiti dell’Uliveto stesso e per i bambini che venivano a trovarci all’interno di laboratori delle scuole della zona. Ogni anno si tiene la Festa dell’Uliveto, e al culto partecipano alcuni ospiti che intervengono anche con delle preghiere: hanno un loro bisogno di spiritualità. E anche nei centri diurni dei servizi sociali ci sono persone che potrebbero essere interessate: in Italia si è andati molto avanti nel tentativo di superare le barriere architettoniche, rispetto a quelle comunicative siamo ancora un po’ indietro».