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Algeria, cristiani sempre nel mirino

I cristiani in Algeria chiamano il mondo alla preghiera dopo che le autorità del Paese africano hanno chiuso varie chiese e ordinato a diverse persone di comparire in tribunale per rispondere del loro coinvolgimento in «culti non autorizzati». La repressione in corso sostenuta dal governo è tra una serie di episodi segnalati contro la piccola minoranza cristiana presente nello Stato sahariano.

Tra le varie misure intraprese dalle autorità, il prossimo 16 maggio vi sarà la causa contro il proprietario dell’appezzamento di terra utilizzato da una nutrita comunità protestante, secondo quanto reso noto dal gruppo Middle East Concern (Mec) che si occupa di libertà religiosa e che monitora da vicino la situazione. L’accusa è di aver concesso un terreno per un culto, violando in questa maniera un’ ordinanza del 2006 che ha confinato il culto non musulmano a specifici edifici approvati dalla Commissione nazionale per i gruppi religiosi non musulmani. Tuttavia, fino ad oggi, non è stato concesso un solo permesso, il che ha portato a molte complicazioni per le chiese algerine, che, come pratica abituale, affittano edifici per attività di culto e informano di ciò le autorità. 

La congregazione in questione, composta da circa 400 persone, nota come “Ville de Refuge“, ha sede ad Azaghar, a circa 180 chilometri a sud-est della capitale Algeri. Da quando la polizia ha messo i sigilli alla loro chiesa nell’ottobre dell’anno scorso, la congregazione si è riunita in una tenda costruita sulla proprietà dell’uomo che ha messo il fondo a disposizione. Le autorità hanno ordinato di smantellare la tenda, ma i fedeli hanno continuato a riunirsi in quel luogo.

La chiesa è membro della Eglise Protestante d’Algérie (Epa) che ha incontrato difficoltà con le autorità negli ultimi anni. «Dal novembre 2017 la maggior parte delle chiese affiliate all’Epa sono state visitate dai cosiddetti “comitati per la sicurezza degli edifici”, che si occupano anche dei permessi necessari per il culto non musulmano in base a una legislazione controversa», rende noto il Mec. «Tuttavia, il governo non ha ancora rilasciato alcuna licenza per la costruzione di una chiesa in base a questo regolamento».

Si stima una presenza di circa centomila protestanti in Algeria, cinquantamila di questi apparterrebbero all’Epa, ma è arduo avere dati certi a riguardo.

La Chiesa protestante d’Algeria nasce nel 1972 dall’unione di varie piccole chiese già presenti nella nazione e di origini riformate, luterane ed evangeliche. Il riconoscimento ufficiale da parte del governo arriva soltanto nel 2011. Gli anni precedenti sono caratterizzati da molti arresti e chiusure di luoghi di culto a seguito di generiche accuse di proselitismo (scalpore internazionale suscitò ad esempio nel 2008 il processo contro Habiba Kouider, trovata in possesso di 12 bibbie e condannata a 3 anni di detenzione). Arresti che seppur diminuiti, continuano ancora oggi, accompagnati da un dedalo giuridico che rende in pratica impossibile l’emersione ufficiale delle chiese non musulmane. La legge contro il proselitismo è datata 2006 ed ha attirato le critiche di molte organizzazioni internazionali, prima fra tutte Amnesty International.

Foto da Emcitv.com