955379

Collaborazione tra organizzazioni religiose e Nazioni Unite

Ieri Amina Mohammed, vice segretaria generale delle Nazioni Unite, ha incontrato presso la sede londinese dell’organizzazione Christian Aid, venti leader religiosi (cristiani, ebrei e musulmani) e rappresentanti delle Ong religiose sulle sfide da affrontare per raggiungere i 17 Obiettivi di sviluppo strategico (SDG) per porre fine alla povertà globale nel 2030. 

Per Amina Mohammed il mondo «semplicemente non sta facendo abbastanza» per sradicare la povertà. «Per affrontare queste sfide, nessun paese, nessun gruppo, nessuna organizzazione può fare da solo», ha detto. «Crediamo di aver bisogno del contributo di tutti e questo include organizzazioni religiose».

Mohammed, ex ministra dell’ambiente della Nigeria, ha elogiato le organizzazioni religiose per le iniziative volte a promuovere la giustizia sociale e lo sviluppo sostenibile.

«Le organizzazioni religiose stanno già svolgendo un ruolo di leadership nella mobilitazione di risorse e di reti per cambiare atteggiamenti e comportamenti in vista del raggiungimento degli Obiettivi di sviluppo strategico».

La vice segretaria Mohammed ha denunciato un «vuoto di leadership» nel mondo e una crescente ondata di xenofobia, di antisemitismo e di odio anti-islamico.

«C’è un crescente interesse globale nel coinvolgere attori religiosi come mediatori di pace», ha proseguito. «Abbiamo bisogno di tornare a quei valori fondamentali che ogni fede ha. Abbiamo bisogno di ritrovare la nostra umanità in modo che possiamo respingere questi venti contrari».

Amanda Mukwashi, amministratrice delegata di Christian Aid, ha affermato che è necessario che le Ong religiose si «reinventino» per essere efficaci nell’affrontare le attuali sfide dello sviluppo.

In questo momento, Christian Aid – ha commentato Amanda Mukwashi – sta cercando il modo migliore per affrontare le ingiustizie globali, riconoscendo che l’esistenza della povertà è presente già in Gran Bretagna.

«È tempo per noi di trasformarci, reinventarci in modo da affrontare le questioni che francamente non erano presenti nella nostra generazione: la polarizzazione della politica o dei punti di vista, le divisioni a livello nazionale e globale, la questione della sfida climatica».