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Un “distributore di benedizioni”

Un distributore automatico di beni di prima necessità, chiamato “scatola delle benedizioni”: è l’idea adottata da una chiesa metodista statunitense di Martinsburg, cittadina della Virginia occidentale di circa 17.000 abitanti con un tasso di povertà del 27,4%, il doppio rispetto alla media nazionale.

L’idea (si legge nell’articolo pubblicato sul sito della Conferenza di Baltimora-Washington) è stata di Nathan Payton, co-direttore del ministero per l’infanzia alla Calvary United Methodist Church e di sua moglie Chelsea, per fare fronte alle esigenze di una popolazione di senzatetto assai ampia e bisognosa, nonostante gli sforzi dei servizi sociali e del volontariato. Ci sono per esempio rifugi per le donne, categoria più esposta, ma sono spesso sovraffollati e di solito non forniscono beni di prima necessità come i prodotti per l’igiene della persona (sapone, dentifricio, salviette umidificate….), molto richiesti.

Nella contea di Berkeley, racconta Payton, si trovano situazioni davvero difficili, intere famiglie senzatetto che, per non separarsi, rifiutano l’aiuto che potrebbe essere dato almeno a uno di loro; senza contare i circa 300 studenti senza una casa.

Da qui l’idea della “Blessing Box Mission”, ispirata al principio delle piccole biblioteche non-convenzionali dell’organizzazione “Little Free Libraries” basate sul bookcrossing (ormai se ne vedono parecchie anche in Italia) e a un’iniziativa in Alaska in cui la gente scambia gli oggetti che non usa più, vista in un programma alla tv. In realtà, se si digita su Google “Blessing box” si scopre che molte chiese, di varie denominazioni e paesi, hanno adottato questo semplice strumento, con lo slogan “Prendi ciò di cui hai bisogno, porta quello che puoi, e soprattutto sii benedetto”.

Ragionando su queste iniziative, nel 2018 Payton prende un vecchio distributore di giornali (qui l’aspetto originale rispetto alle più classiche “credenze” a vetri), lo ridipinge di giallo brillante, e lo colloca davanti ai locali della chiesa, nella speranza che altre comunità possano seguire l’esempio, a condizione (sottolinea) di coinvolgere i bambini della scuola domenicale nel progetto (e qui sta il secondo aspetto originale dell’iniziativa di Martinsburg).

Ecco quindi nascere i distributori con sacchetti di vario genere contenenti non soltanto prodotti igienici ma calze, scarpe, cibo non deperibile. Sono i bambini stessi a raccogliere e preparare i pacchetti in base a quello che viene donato dai membri di chiesa. Secondo Payton, «l’idea è che i bambini imparino qualcosa sull’essere il corpo di Cristo, e allo stesso tempo sulla loro comunità, sul fatto che non bisogna avere paura dei senzatetto, che sono semplicemente delle persone».

Oggi a Martinsburg ci sono quattro “Blessing Boxes”, e una pagina Facebook che aiuta a spargere la voce e tenere le comunicazioni sul rifornimento.

Quest’ultimo aspetto è assai importante perché, spiega ancora Payton, i materiali vanno letteralmente a ruba e spesso si esauriscono nell’arco di un’ora. «I senzatetto sono una comunità molto unita e solidale, se uno passa da lì e vede che c’è qualcosa, anche se non ne ha bisogno, sa che qualcun altro al campo invece ne ha bisogno».

Anche in Italia le chiese metodiste di Milano e Roma hanno attivato da alcuni anni un progetto di aiuto ai senzatetto, chiamato Breakfast Time. Vedi gli articoli su riforma.it.

 

Foto: Blessing Box, Dan Keck via Flickr