dublinati

Buone pratiche per l’inclusione

Procede anche nel 2020 la collaborazione tra la Diaconia Valdese – Servizi Inclusione e Service Social International Suisse, che dal 2016 ad oggi ha aiutato decine di “dublinati”, ovvero persone respinte dalla Svizzera verso l’Italia a causa del regolamento di Dublino, a trovare supporto informativo e materiale.
 
Il Servizio Sociale Internazionale Svizzera (Ssi Suisse) è una Ong fondata nel 1932 e attiva nel campo della protezione dell’infanzia e delle famiglie in contesti transnazionali, quindi nell’ambito della migrazione ma anche in quello del diritto di famiglia (separazioni, autorità parentale, mediazioni familiari internazionali). 
 
Valerio Prato, esperto in migrazione della Ssi, ha dichiarato: «Nel 2013 abbiamo avviato un’attività di orientamento e informazione alle persone che, avendo fatto domanda d’asilo in Svizzera, hanno ricevuto una decisione di trasferimento verso un altro Paese in applicazione al Regolamento Dublino. Abbiamo constatato che i richiedenti sono spesso lasciati senza informazioni concrete: invece, con un adeguato accompagnamento e una preparazione all’inserimento nel Paese di attribuzione, l’integrazione dei richiedenti si rivela molto più agevole. Collaboriamo con la Diaconia Valdese dal 2016 e condividiamo esperienze e buone pratiche: grazie al canale di comunicazione che si è creato, possiamo preparare i nostri beneficiari al loro soggiorno in Italia e seguire l’evoluzione del loro percorso una volta trasferiti»
 
Milano è di enorme importanza logistica per quanto riguarda i flussi migratori, soprattutto per coloro che vengono trasferiti in Italia secondo il regolamento Dublino; per questo è attivo un progetto specifico che si occupa principalmente della presa in carico legale cercando di sviluppare delle buone prassi sia a livello italiano che a livello transnazionale. Lo sportello per i dublinati è sostenuto con fondi Otto per Mille della Chiesa Valdese e con il prezioso contributo di una donatrice privata anch’essa svizzera.
 
Ilaria Sommaruga, responsabile dell’help desk Dublino della Diaconia Valdese a Milano racconta: «Dal lavoro sul campo è emerso come il sistema di protezione internazionale italiano per i dublinati sia caratterizzato da disfunzioni strutturali che rendono le procedure particolarmente aleatorie. Questo espone le persone all’alto rischio di non poter accedere ai servizi e alle tutele previste, fino al punto di rimanere senza un tetto e cadere nell’irregolarità. Degli oltre 160 casi “Dublino” seguiti dal 2017, ognuno con le proprie specifiche difficoltà, abbiamo rilevato che una problematica è comune a tutti: la comunicazione. Per una corretta presa in carico socio-legale è necessario comprendere in tempo a quale punto della procedura di richiesta asilo si trovi la persona e a quale punto si sia interrotta in Italia e quale sia lo status della persona al suo rientro e questo può avvenire solamente con una forte struttura comunicativa. Durante i tre anni di lavoro sono state evidenziate le differenze di applicazione del Regolamento da parte dei diversi Stati membri e si è quindi cercato di creare una rete di partner e contatti per far sì che, attraverso una comunicazione completa, si possa prendere correttamente in carico una persona. La collaborazione con il SSI Suisse ci ha permesso di definire alcune buone pratiche, prima tra tutte la corretta e pronta presa in carico legale grazie alla completa e veloce comunicazione tra enti, oltre un’ottima presa in carico sociale, evitando che le persone trasferite dalla Svizzera all’Italia secondo il Regolamento Dublino restino in strada in attesa della risposta delle istituzioni italiane»
 
Grazie alla collaborazione e al sostegno di Ssi Suisse è stato attivato un appartamento a Torino per l’accoglienza temporanea di persone dublinate che una volta giunte in Italia non hanno un posto dove dormire. 
Tatiana Manfredi, referente dell’accoglienza dei dublinati a Torino ci racconta: «Le persone che abbiamo ospitato a Torino all’arrivo erano disorientate, fragili e sole. Spesso in altri Paesi in Europa hanno una rete di famigliari e connazionali, ma sono costretti dal sistema Dublino a tornare in Italia. L’accoglienza temporanea è finalizzata ad approfondire la situazione legale, appurare il loro diritto a entrare nel sistema Ministeriale dell’accoglienza e al supporto per l’eventuale inserimento nei Cas o nello Sprar. Si  tratta di accoglienze brevi ma molto importanti perché anche chi ha diritto ad entrare nel sistema dell’accoglienza spesso non è consapevole dei suoi diritti o non ha gli strumenti per capire come fare a fruirne. In altri casi le persone dublinate non hanno i requisiti necessari all’ingresso nell’accoglienza istituzionale e non sono tutelate da un sistema di welfare sociale che possa garantire una sistemazione abitativa, un reddito minimo e un supporto per la ricerca di un lavoro. Diventa fondamentale il lavoro in rete con i servizi e le associazioni presenti sul territorio per garantire anche a queste persone una presa in carico più ampia per tenerli lontani dalla strada, dallo sfruttamento e dall’emarginazione. Fondamentale per un processo verso l’autonomia è l’apprendimento della lingua italiana. Non tutti parlano italiano e questo rappresenta un primo ostacolo. E’ fondamentale valorizzare le competenze personali, lavorare sulla formazione professionale, sull’orientamento e l’inserimento lavorativo e abitativo».
 
Non è semplice e non tutte le storie hanno un lieto fine ma in questi anni si sono certamente raggiunti dei buoni risultati: molti dublinati hanno avuto accesso al Cas o allo Sprar, altri si sono resi autonomi trovando casa e lavoro.