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Porrajmos. Per non dimenticare i Rom e i sinti

ll 27 Gennaio 1945 quando l’Armata Rossa ruppe i cancelli di Auschwitz tra i circa 7000 sopravvissuti trovò  solo 4 «zingari»; gli altri erano stati eliminati con la liquidazione dello «Zigeunerlager», il «Lager degli zingari», nella notte tra il 2 e il 3 Agosto del 1944.

Oggi 27 Gennaio è il Giorno della Memoria

«Memoria del crimine più inumano che l’essere umano abbia mai perpetrato nella sua storia: annientare l’altro perché di una “razza” diversa e perciò inferiore. Lager nazisti e campi d’internamento fascisti unirono quindi il popolo ebreo e il popolo romanì nello stesso destino: il genocidio che doveva portare alla purificazione della “razza superiore” eliminando le “razze” impure, l’ebrea e la “zingara”», ricorda un appello dell’Associazione Kethane – Insieme. Rom e sinti per l’Italia lanciato oggi giorno che ricorda il Porrajmos (parola in lingua romanì che indica lo sterminio di circa 500.000 rom e sinti nei lager nazi-fascisti). 

Kethane, è un movimento, ricorda la portavoce Dijana Pavlovic, «che unisce i rom e i sinti d’Italia che sentono il bisogno di alzare la testa, di non sentirsi il capro espiatorio di nessuno, che sentono giusto rivendicare il proprio posto nella società con l’ambizione di migliorare la propria condizione, e con essa il nostro Paese, portando il contributo positivo di valori della propria cultura, della propria visione del mondo. Sentiamo – prosegue Pavlovic –  anche di poter dire che in questo momento il nostro Paese ha bisogno della voce di cittadini come noi e spesso considerati gli ultimi. Affermiamo ciò perché siamo convinti che, nel rispetto della nostra Costituzione, la società sarà compiutamente democratica, solo se non ci saranno ultimi ai quali venga negata la voce. A noi la voce è spesso negata, e con la voce anche il diritto a una vita normale. Noi sappiamo che senza questa voce prevarrà solo la legge del più forte, la legge della prevaricazione».

Oggi però, afferma ancora il movimento Kethane «nel Giorno della Memoria, nella legge che lo istituisce, nelle iniziative che devono mantenere viva la memoria di quello che non deve più accadere, non si ricorda lo sterminio di oltre 500.000 rom e sinti. Sterminio che, nonostante la maggior sensibilità di una parte della politica e delle iniziative civili, non fa parte della coscienza e del rimorso collettivi. Chiusa la breve parentesi del 27 Gennaio i rom e i sinti tornano a essere la minoranza discriminata e emarginata, buona solo per gli “imprenditori della paura” e del razzismo».

Oggi il mondo è cambiato, si legge ancora «fenomeni migratori inarrestabili; reazioni difensive della società e della politica, antisemitismo e anti-ziganismo, hanno ripreso forza in Italia e in Europa con forme di aperta intolleranza. I due destini sembrano così ricongiungersi e trovare le ragioni di condividere un comune impegno di fronte all’attuale catena di pregiudizio che colpisce la comunità ebraica e relega rom e sinti ai margini sociali e civili della società».

Oggi, denuncia il movimento Kethane, «ricordare il Porrajmos non è sufficiente se non si riconosce la condizione di minoranza storico-linguistica di rom e sinti. I 150.000 rom e sinti italiani, rappresentano la più grande minoranza nazionale presente in Italia sin dal 1400, ma sono esclusi dalla legge che nel 1999 ha riconosciuto le minoranze linguistiche presenti sul territorio italiano.

La nostra Costituzione indica nel riconoscimento delle minoranze (art. 6) e nel diritto all’eguaglianza senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (art. 3) il fondamento di una società compiutamente democratica e giusta. Il riconoscimento dello sterminio e il riconoscimento della minoranza storico-culturale rom e sinta sono quindi condizione necessaria per l’inclusione a pieno titolo di diritti e doveri della comunità rom e sinta nella società; per contrastare antichi pregiudizi e recenti strumentalizzazioni che in quel mancato riconoscimento trovano se non alimento una giustificazione; per porre fine a una discriminazione patita quotidianamente con l’esclusione dalla vita sociale e civile e, oggi, anche con atti di intolleranza violenta».

«Riconosciamo la minoranza rom e sinta; riconosciamo il suo sacrificio, riconosciamo la dignità della sua storia, della sua cultura, riconosciamo il suo diritto a far parte da pari a pari della società, in una convivenza pacifica che porti riconciliazione e chiuda le ferite di una storia dolorosa».

Per firmare l’appello clicca qui.

Il Porrajmos, ora è riconosciuto dalla storia e dalle istituzioni; negli anni sono stati inaugurati e messi a dimora alcuni monumenti a memoria di ciò che è stato. Nel 2012 in Germania la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente Joachim Gauck inaugurarono a Berlino il monumento dedicato ai 500 mila rom e sinti uccisi dal nazifascismo nei giardini del Tiergarten, non lontano dal monumento dedicato alle vittime della shoah, inaugurato nel 2005, e a quello dedicato alle vittime omosessuali, inaugurato nel 2008. Il memoriale disegnato nel 1992 dall’artista israeliano Dani Karavan è costituito da uno specchio d’acqua rotondo circondato da pietre rotte. Al centro galleggia una piattaforma triangolare su cui ogni giorno viene poggiato un fiore fresco. L’iscrizione sul monumento è tratta dalla poesia Auschwitz, scritta dal professore, artista e poeta italiano di origini rom, Santino Spinelli

Nel 2018 anche in Italia nel Parco della Memoria della città abruzzese di Lanciano è stato scoperto (il 5 ottobre alla presenza di autorità, giornalisti, intellettuali) il monumento che ritrae una donna con il braccio il suo bambino che libera la gonna dal filo spinato e guarda al futuro, con al fianco una ruota, simbolo del viaggio e del cammino di un popolo, realizzato dallo scultore Tonino Santeusanio