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Vivere la vecchiaia con chi si prende cura di te

«Non sono pazza, sono solo vecchia». Così inizia il racconto dell’anziana miss Caroline Spencer*, docente di matematica in pensione, scrittrice e poetessa, appena riesce a fissare alcune note sul quaderno che sarà il suo diario in una desolata casa di riposo nell’aperta campagna americana degli anni ‘50. La repentina modifica di tutte le sue abitudini, colte e raffinate, la fanno sprofondare in uno stato di frustrazione e avvilimento. I pazienti– ci racconta – sono spenti e passivi, le “sue” due infermiere oscillano tra l’indifferenza e la cattiveria.

«Da quando sono arrivata in questo posto ho sempre creduto di essere qui per prepararmi alla morte, però non sapevo ancora come farlo». Questa è una delle riflessioni forti che ci porta Miss Caroline e con essa individua alcuni dei nostri bisogni primari: sicurezza, amore, comprensione, fiducia, senza i quali la nostra esistenza traballa. Inoltre la certezza che da lì non si torni indietro la fa lottare spasmodicamente in una battaglia vana, dove la totale assenza di speranza la rende feroce di una rabbia cieca. Uno spiraglio s’intravvede con una nuova amicizia – con l’infermo Standish –, con il piacere della lettura, l’ascolto della musica, il recitare a voce sommessa le poesie imparate a memoria in gioventù, con la lettera inaspettata di una ex allieva, le visite del giovane pastore metodista e della di lui figlia, con le minime accortezze dell’infermiera sostituta.

Queste sono le piccole gioie date ai suoi ultimi giorni dove la più benevola aspettativa è quella di rimanere ancorati a un presente che rimanga fermo, che non declini nel buio della morte.

 

* May Sarton, Vi prego, cercate di capire. Milano, Astoria, 2019, pp. 144, euro 16,00.