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Treno, Pinerolo-Torino, tutti gli aggiornamenti

Hanno suscitato molte reazioni i lavori intrapresi il 22 aprile da una ditta incaricata da Rfi che sta smantellando la linea aerea della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice. Il tratto interessato dai lavori è quello compreso fra le stazioni di Bricherasio (a cui è stato tolto uno dei due binari tempo fa) e di Torre Pellice, in quanto questa tratta è soggetta a furti da quando è stata eliminata l’alimentazione elettrica della linea aerea e quindi il materiale, rame, con cui è composta è diventato molto appetibile, stando a quanto dichiarato dall’assessore regionale ai Trasporti Marco Gambusi. 

Il Comitato Treno Vivo Val Pellice che da sempre lotta per il mantenimento e la riattivazione della linea si è subito mosso, quantomeno virtualmente, visti i decreti che vietano assembramenti e spostamenti non giustificati. 

Lo scambio di lettere con l’assessorato regionale è stato rapido. Anche Legambiente Val Pellice è scesa in campo scagliandosi violentemente contro questi lavori che sanno tanto di un primo passo verso la chiusura definitiva della linea, sospesa nel 2012. Gabusi ha risposto al Comitato rassicurando «Sul fatto che i lavori che segnalate rappresentano una misura di protezione della linea stessa. Rfi sta infatti procedendo allo smantellamento del filo di contatto in rame solo nel tratto non alimentato da corrente, cioè metà della tratta, per la quale l’intervento si era reso necessario e urgente a causa dei continui furti cui è soggetta. Tutte le operazioni si stanno svolgendo in ottemperanza alle vigenti norme straordinarie emesse dal governo per il contrasto e il contenimento della diffusione del Covid 19 negli ambienti di lavoro. Come vedete si tratta di un intervento di protezione, mentre ogni altra decisione sarà presa informando il territorio e non certamente di soppiatto».

Inoltre la sostituzione di questi elementi è ciclica e quindi in vista di una eventuale riattivazione si sarebbero dovuti eseguire in ogni caso. 

Il Comitato ha prontamente risposto a Gabusi. «Come potrà vedere dalle fotografie, non si sta procedendo solo allo smantellamento del filo di contatto in rame, ma di tutta la catenaria, compresi i supporti orizzontali e diagonali. Di fatto restano solo i nudi pali verticali. Persino gli addetti alla rimozione sono stupiti, perché gli elementi della catenaria sono recenti e in buone condizioni, e di solito un intervento così radicale di rimozione si fa solo per le linee definitivamente dismesse. Quindi non si tratta di un’attività di ordinaria manutenzione ma di un intervento straordinario che avviene dopo che la Regione ha segnalato di non richiedere (come previsto dal bando vinto da Trenitalia) il ripristino della linea. Altrimenti non si capirebbe perché l’intervento viene fatto oggi, quando la linea è sospesa dal giugno 2012.Dobbiamo dire che non è la prima volte che Rfi cerca di farci credere che determinati interventi sono necessari, mentre si tratta di scelte della propria dirigenza o della committenza».

Il Comitato poi chiede anche conto all’assessore della su proposta di una riattivazione rapida della linea, dal momento che il treno risulta il miglior mezzo di spostamento collettivo in tempo di Coronavirus, per via dei maggiori spazi a disposizione. 

Legambiente invece chiede che «la Regione blocchi immediatamente lo smantellamento operato da Rfi. I Sindaci agiscano direttamente per fermare i lavori, dal momento che non può essere sostenuto che si tratti di un intervento di manutenzione urgente che deroga alle limitazioni Covid-19. Il dibattito consiliare previsto in Regione per martedì 28 corre il rischio di avvenire a operazione pressoché compiuta. 

Inoltre si chiede che le Amministrazioni locali creino un tavolo di lavoro, stabile e partecipativo, sulla mobilità di valle con l’obiettivo non di discutere dell’una o dell’altra soluzione tecnologica di trasporto, ma di analizzare i flussi di spostamento locali, mettere a fuoco esigenze e potenzialità, evidenziare gli spostamenti più significativi e tracciare linee di azione a livello territoriale». 

«Smantellare una linea di trasporto pubblico esistente è un’azione improvvida – dichiara Giorgio Prino, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta –; farlo in tempo di lockdown, senza comunicazioni preventive non è un esercizio di stile. Stanno cancellando la possibilità di riattivare un servizio essenziale per studenti e lavoratori, economico e a basso impatto ambientale, a oggi sostituito da una linea bus, impattante sia dal punto di vista ambientale che da quello della qualità di vita». 

Anche il Pd, circolo val Pellice prende posizione in modo inequivocabile: «Siamo di fronte non solo alla rimozione dei fili di rame, per evitarne il furto, ma di tutta la catenaria, compresi i supporti orizzontali e diagonali, come testimoniato da documentazione fotografica e da servizi giornalistici.  La motivazione di mettere in sicurezza i fili di rame soggetti a furto è inoltre del tutto pretestuosa, perché per scongiurare gli stessi era sufficiente mantenere l’elettrificazione della linea come richiesto formalmente nel 2012 dall’Amministrazione di Torre Pellice e come avvenuto in tutti questi anni.

Tali lavori pregiudicano ogni ipotesi di futuro della linea, che, ricordiamo, non è soppressa, ma è sospesa, e rientra tra le linee date in gestione a Trenitalia tramite gara regolarmente espletata dalla Regione. 

Un colpo di mano quello di Regione e Rfi portato avanti  senza nessuna comunicazione ai Comuni interessati, in un momento in cui l’attenzione sociale, della pubblica opinione e degli enti locali è tutta concentrata sull’emergenza sanitaria». 

Infine c’è anche una posizione, non rappresentata ufficialmente, di voler creare sul sedime, dopo la chiusura della linea, una pista ciclabile. Una raccolta firme lanciata da Federico Alzu su change.org e diretta all’Unione Montana Pinerolese e alla Regione va in questa direzione: «Chiediamo la realizzazione di una pista ciclabile lungo la linea e un servizio di navetta elettrica parallelo alla ciclabile che potrà effettuare molte più fermate rispetto a quelle delle attuali stazioni ferroviarie. Le stesse stazioni potranno eventualmente essere trasformate in bar, ristoranti, noleggio bici, musei del territorio, ecc». In pochi giorni i firmatari sono oltre 1300.