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Venezuela, nuovo tentato golpe, la condanna delle chiese statunitensi

Perdere il pelo ma non il vizio. Il lupo è sempre lo stesso, gli Stati Uniti d’America, protagonisti più o meno ufficiali di una nuova “Baia dei Porci” a quasi sessant’anni da quella operazione contro la Cuba di Castro e Guevara che si risolse con un incredibile buco nell’acqua e un irrimediabile danno d’immagine. E a quasi cinquant’anni invece da quei giorni di settembre del 1973 che portarono al golpe cileno, pilotato dalla segreteria di Stato a stelle e strisce, che all’epoca voleva dire un solo nome, Henry Kissinger.

Nei giorni scorsi, in pieno lockdown dovuto alla pandemia globale, un tentativo di colpo di stato, l’ennesimo, è stato messo in atto in Venezuela. Invasione dal mare, coinvolgimenti di militari locali. Ma tutto è stato intercettato e respinto dalle forze armate della nazione sudamericana, che hanno quindi provveduto ad arrestare i golpisti, che si sono rivelati ex membri delle forze speciali degli Stati Uniti, milizie paramilitari addestrate all’estero e presunti membri dei servizi di sicurezza Usa. Spuntano anche vari documenti che confermerebbero il coinvolgimento nell’operazione di Juan Guiado, che già lo scorso anno aveva tentato di proclamarsi presidente scalzando Nicolas Maduro. Fra gli arrestati anche vari contractors, mercenari statunitensi: il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha dichiarato che Washington tenterà in ogni modo di riportarli a casa, smentendo al contempo ogni coinvolgimento della Casa Bianca nell’operazione.

Su questa vicenda dai contorni ancora oscuri, denominata “Operazione Gedeone” o “Incursione di Macuto bay” interviene con forza il Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti d’America con la dichiarazione che segue:

«Il Consiglio Nazionale delle Chiese degli Stati Uniti d’America è stato coerente nella sua storia per quanto riguarda l’affermazione della pace con la giustizia e la riconciliazione tra popoli e paesi, incluso il Venezuela. Siamo indignati per le recenti notizie di gruppi di mercenari che entrano nel territorio venezuelano per commettere atti violenti contro la popolazione. Siamo sconvolti dal fatto che queste persone abbiano la cittadinanza degli Stati Uniti e che siano presumibilmente motivati ​​da ideali religiosi. Queste azioni violente contraddicono l’insegnamento di Gesù di amare e rispettare i nostri vicini. Le misure di politica estera che gli Stati Uniti hanno attuato contro il popolo venezuelano continuano a destare profonda preoccupazione. In un momento in cui i paesi di tutto il mondo stanno allocando risorse per combattere la pandemia di Covid-19, gli Stati Uniti hanno ampliato le sanzioni economiche contro il Venezuela e schierato navi della Marina Militare con il pretesto di combattere il traffico di droga. Queste azioni hanno messo in pericolo le persone di servizio degli Stati Uniti e hanno influenzato la capacità del Venezuela di affrontare la crisi in questa ora di necessità.

Data la nostra solidarietà con il popolo venezuelano e il nostro impegno per la pace con la giustizia:

Condanniamo qualsiasi intervento militare in Venezuela, promosso direttamente o indirettamente dagli Stati Uniti o attraverso paesi terzi. Tali azioni sfidano il diritto del popolo venezuelano all’autodeterminazione e attaccano le proprie infrastrutture e i mezzi di sussistenza. Chiediamo al governo degli Stati Uniti di dare ascolto alla richiesta di un cessate il fuoco globale da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite  Antonio Guterres, che ha dichiarato: “È tempo di bloccare i conflitti armati e concentrarsi invece sulla vera lotta per la sopravvivenza”.

Esortiamo il governo degli Stati Uniti ad eliminare tutte le sanzioni economiche imposte al Venezuela. Queste strategie non serviranno a nessun altro scopo se non quello di nuocere a coloro che stanno già soffrendo e che sono i più vulnerabili a Covid-19. Le sanzioni economiche influenzeranno anche negativamente gli ambienti politici e sociali necessari per una soluzione pacifica alla crisi in Venezuela.

Esortiamo il movimento ecumenico internazionale – tutte le chiese e le fedi negli Stati Uniti e nel mondo – i governi, le Nazioni Unite e tutte le persone di buona volontà, a riunirsi per respingere qualsiasi intervento militare contro il Venezuela, per eliminare le sanzioni economiche contro questo paese e per affermare il suo diritto all’autodeterminazione e alla sovranità.

Chiediamo alle chiese negli Stati Uniti e in tutto il mondo, così come a tutte le persone di buona volontà, di aumentare le preghiere e gli atti di pace, giustizia e riconciliazione per il popolo venezuelano. Sono i nostri vicini e siamo solidali con loro. Possa Dio guidarci in questo sforzo».