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Preoccupazione per l’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran

L’11 dicembre scorso, un gruppo di leader religiosi di diverse confessioni presenti negli Stati Uniti – tra cui Jim Winkler, presidente e segretario generale del Consiglio nazionale delle chiese di Cristo degli Usa – ha inviato una lettera al Presidente neoeletto Biden e ai membri del Congresso esprimendo profonda preoccupazione per l’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran.

«Il recente assassinio dello scienziato nucleare iraniano Mohsen Fakhrizadeh e il movimento simultaneo delle navi da guerra statunitensi nella regione del Golfo hanno aumentato drasticamente il rischio di uno scontro armato – scrivono i firmatari –. Le nostre tradizioni di fede ci insegnano che in tempi di incertezza e conflitto, il modo migliore per andare avanti è attraverso la diplomazia e il processo di pace, non la guerra o le minacce di violenza».

I leader sottolineano che il possesso di armi nucleari da parte di qualsiasi paese, compreso il loro, rimane un pericolo evidente per la sicurezza umana globale, e che la politica di “massima pressione” contro l’Iran non è riuscita ad arginare questo pericolo. «Al contrario – prosegue la lettera –, il ritiro degli Stati Uniti dall’accordo nucleare iraniano, l’imposizione di sanzioni economiche paralizzanti e l’assassinio del generale Qassim Soleimani lo scorso gennaio hanno solo acuito le sfide nucleari».

Il leader religiosi, fra gli altri metodisti, presbiteriani, discepoli di Cristo, evidenziano che le sanzioni statunitensi e internazionali invece di determinare un cambiamento nella politica estera iraniana, hanno colpito soprattutto milioni di cittadini iraniani innocenti, che hanno subito carenze di forniture sanitarie e umanitarie critiche proprio in un momento in cui il COVID-19 sta devastando il paese.

«Per evitare che questa situazione si aggravi – prosegue la lettera –, vi chiediamo di condannare pubblicamente l’assassinio di Mohsen Fakhrizadeh, dimostrare moderazione, cercare attivamente l’allentamento delle tensioni e sostenere il rapido ritorno da entrambe le parti ai termini del PACG. Ulteriori minacce, sanzioni e uso della forza militare destabilizzeranno ulteriormente la regione e porteranno alla perdita di preziose vite umane da tutte le parti. La guerra avrà un impatto sui più vulnerabili, causando danni irreparabili e offuscando le prospettive di pace.

Ringraziando i destinatari per il servizio pubblico che stanno svolgendo per il paese in questo periodo estremamente difficile, la lettera si conclude con: «Sappiate che stiamo intercedendo per tutti voi nelle nostre preghiere e che vi ringraziamo per la considerazione che darete alla nostra richiesta».