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L’economia della salvezza

Raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho scacciate, le ricondurrò ai loro pascoli, saranno feconde e si moltiplicheranno 
Geremia 23, 3

Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? 
Luca 15, 4

L’economia della salvezza non segue le logiche del mercato. Il valore monetario di novantanove pecore è nettamente superiore a quello di una sola, invece nell’ottica incentrata sull’amore-Agape il prezzo di ogni singola pecora è incommensurabile. E se questa pecora si perde vale la pena andare a cercarla. Notiamo soprattutto l’avverbio che l’evangelista pone tra il cercare e il trovare la pecora perduta: “finché”, “finché non la ritrova” che lascia intuire l’affanno, la tenacia e l’infinita pazienza di chi non si arrende. Non è difficile scorgere in questa descrizione il volto di un Dio-Amore.

Sembra che ai tempi di Gesù i pastori delle pecore avevano un’usanza terribile; dopo aver ritrovato la pecora perduta, le spezzavano una zampa perché l’animale imparasse a non allontanarsi dal gregge. La punizione e la riduzione delle capacità motorie in un solo massacrante gesto. Non di rado nella storia del cristianesimo diverse istituzioni ecclesiastiche praticavano gesti e atteggiamenti simili nei confronti di chi ritornava nell’ovile. Fortunatamente Dio è assai diverso dalla maggior parte delle chiese che invocano il Suo nome. Dio non ci spezza le gambe quando ci allontaniamo da Lui, non ci abbandona a noi stessi, né ci insegue per castigarci. Al contrario; ci prende su di sé, con il peso del nostro peccato, spossati, stanchi, scoraggiati, incapaci da soli di tirarci su per rimetterci in cammino sulle nostre gambe.

Stando al messaggio relativo ai versetti di oggi, convertirsi significa dunque lasciarsi trovare dalla Grazia di Dio, che ci viene dietro finché non ci ritrova, facendosi carico del rischio e del peso del nostro essere smarriti e fiacchi. Dio d’Amore che non s’arrende né ci volta le spalle davanti all’evidenza delle nostre fughe e dei nostri errori.

Immagine: Sarcofago 49 del buon pastore (180-200 ca.), in Camposanto, Pisa