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Una “concorrenza creativa” per le chiese

Una nuova pubblicazione di argomento musicale arricchisce il catalogo della casa editrice Claudiana. La musica e le Riforme del Cinquecento* è un corposo volume firmato da Chiara Bertoglio. Nelle sue pagine traspaiono non solo la competenza della ricercatrice, ma anche la sensibilità della musicista e la finezza della teologa. L’autrice consacra quindi con questo lavoro la sua autorevolezza, già apprezzata per altre opere, di mole più sottile ma non minori, nelle quali ha spesso affrontato il tema affascinante della spiritualità della musica nei contesti più vari.

Di confessione cattolica, Bertoglio è molto vicina al mondo protestante e in particolare a quello valdese, innanzitutto per motivi geografici, essendo torinese, ma anche e soprattutto per la grande competenza ecumenica che traspare dai suoi lavori. Il libro potrebbe essere posto nelle nostre librerie accanto a La musica nelle chiese della Riforma, pubblicato dal sottoscritto, sempre per Claudiana, nel 2010 e al quale somiglia anche nella elegante copertina. Ma in realtà, accanto all’affinità tematica, è importante sottolineare i grandi motivi di novità e di approfondimento che il nuovo testo presenta: innanzitutto, il concentrare l’attenzione unicamente sul secolo XVI, così ricco e denso di avvenimenti e di tematiche in gran parte ancora inesplorate, a cui Bertoglio dedica analisi e riferimenti, con grande acume storico e di ricerca. Inoltre, mentre il precedente volume aveva una prospettiva limitata alle chiese della Riforma, procedendo dalle origini fino ai giorni nostri, il nuovo testo amplia lo sguardo, ponendo uguale attenzione a tutti i fenomeni culturali e musicali del Cinquecento, con le loro interconnessioni, spesso più sottili e dinamiche di quanto possa far credere una rigida catalogazione.

Una testimonianza di grande apertura culturale, quindi, nella quale è esplicitato anche un invito a cercare i valori di ogni tradizione e dunque a porsi in una prospettiva decisamente e positivamente ecumenica; tutto ciò è ovviamente reso possibile dai nostri strumenti attuali di lettura della realtà, ma può trovare insospettate conferme proprio nella minuziosa lettura dei documenti dell’epoca. Come ci ricorda l’autrice, la polifonia esprime «la pluralità come dono e l’unità come necessità» (p. 377). Partendo da questo punto di vista viene quindi recuperato il concetto di “Riforme”, al plurale, preferito alla più consueta contrapposizione tra “Riforma” e “Controriforma”: una distinzione lessicale già nota, e forse non particolarmente gradita ai lettori di formazione protestante, eppure spiegata e argomentata con convinzione e con passione dall’autrice, che avvalora la sua tesi con una ricca molteplicità di esempi documentari, mediante un’analisi dettagliata della complessità del pensiero teologico e della pratica artistica dell’epoca.

Anche il concetto di “musica sacra” è posto in questione, con una ricca e interessante rassegna di varie testimonianze dell’epoca, spesso condizionate da pregiudizi, che coinvolgono la concezione etica della musica e le sue implicazioni non solo spirituali, ma anche sociali e ideologiche.

Chiara Bertoglio tratta con cura le opere dei Riformatori, ma ci spiega con ricche informazioni anche quanto accade nella Chiesa cattolica, sia durante il Concilio di Trento sia dopo di esso. Ci illustra le opposizioni confessionali e i suoi rischi, ma anche la capacità di quest’arte (in ciò forse superiore a ogni altra) di andare oltre gli steccati e di stabilire insospettati legami; sottolinea la natura di symbolon della musica, proprio nella sua accezione etimologica di “ciò che tiene insieme”. E allora si scoprono sottili risonanze, rimandi, che sono trasversali tra le varie confessioni e tra sponde teologicamente opposte e rivelano utilizzi transconfessionali, in particolare negli ambiti della catechesi e della devozione privata.

Il capitolo finale del libro è un ulteriore scrigno prezioso che ci dona numerose informazioni su un argomento ancora pochissimo studiato: «La musica è donna». Nonostante la struttura rigidamente patriarcale della società dell’epoca, scopriamo una straordinaria ricchezza di produzione musicale femminile, sia nell’ambito cattolico sia in quello luterano e riformato. Se da un lato la produzione cattolica non si limita all’ambito conventuale, ma si estende al laicato, nelle chiese protestanti troviamo una produzione quantitativamente significativa, che il testo di Chiara Bertoglio ci invita a riscoprire.

* C. Bertoglio, La musica e le Riforme del Cinquecento. Torino, Claudiana, 2020, pp. 528, euro 45,00.

Foto: il Concilio di Trento, dipinto nel Museo del Palazzo del Buonconsiglio, Trento